La procedura di infrazione sulla restituzione delle agevolazioni fiscali e contributive, concesse alle imprese dopo il terremoto del 2009, è stata aperta dalla Commissione europea in virtù del principio della concorrenza sleale. Le 115 imprese oggetto della procedura hanno ricevuto agevolazioni fiscali al di sopra del tetto del “de minimis”, fissato in 200mila euro. Aziende che dovranno dimostrare di aver subìto dei danni in seguito al terremoto del 2009, per evitare di restituire qualcosa come 100 milioni di euro. Una vicenda che nasce nel 2011, con l’allora governo Berlusconi, a causa del mancato trasferimento, da parte del ministero delle Politiche comunitarie, della documentazione relativa alla sospensione delle tasse dopo il sisma del 2009.L’AQUILA Margini di manovra, per sciogliere il nodo della restituzione totale delle tasse sospese alle imprese dopo il sisma del 2009, ce ne sono. Sono 115 le aziende interessate, quelle rimaste fuori, nei confronti delle quali l’Ue batte cassa. Un percorso negoziale con la Unione europea, che deve passare per il Governo, chiamato a individuare e a valutare le aziende che hanno beneficiato di sovracompensazioni economiche, rischiando di intaccare il principio della concorrenza del libero mercato. Ancora una volta, si tenta la strada della mediazione, prima di arrivare al ricorso alla Corte europea, paventato dal vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, nel corso del dibattito che si è svolto durante la festa dell'Unità, all’Aquila. A parlare di «una delicata fase di mediazione», che coinvolge le autorità locali e i rappresentanti della categorie delle imprese, è il presidente della Camera di commercio dell’Aquila, Lorenzo Santilli, che questa mattina, in Regione incontrerà insieme a Lolli, ai rappresentanti delle categorie e alle organizzazioni sindacali, un gruppo di parlamentari europei che hanno sposato la causa delle imprese aquilane. «Al momento è necessario seguire le vie negoziali con la Comunità europea, con l’intervento del Governo, per definire l’interpretazione condivisa della decisione assunta dall’Ue», dichiara Santilli, «decisione formalmente rigorosa ma che, ad una lettura integrale, sembra lasciare spazi di manovra al Governo, per valutare e individuare quali e quante imprese abbiano beneficiato di una sovracompensazione economica e se la stessa non abbia prodotto effetti sulla concorrenza di mercato». La riunione, fissata alle 10.30, in Regione andrà di pari passo con l’incontro romano, al ministero delle Politiche comunitarie, dove si riuniranno gli enti previdenziali interessati al problema della restituzione delle tasse, tra cui Inps e Inail, oltre a Unioncamere. «Ritengo», prosegue Santilli, «che l’appuntamento odierno possa servire a individuare un percorso condiviso con il mondo delle imprese locali, la Regione, in particolare l’onorevole Lolli, ed esperti di diritto comunitario che saranno presenti alla riunione, in grado di risolvere le problematiche derivanti dalla decisione dell’Unione europea. Altrimenti, questo rappresenterebbe un grave danno per l’intero sistema delle imprese del cratere, che a fatica stanno tentando la via della ripresa». L’ inghippo viene da lontano, nel 2011, quando il ministero delle Politiche comunitarie ha omesso di trasmettere all’Ue tutti gli atti relativi alla sospensione delle tasse nel post-sisma. L’Ue chiede adesso la restituzione del 100 per cento (e non del 40%) delle imposte a 115 imprese del cratere. Ma la decisione finale, più che nelle sole mani dell’Ue, sembra essere del Governo, che deve valutare se queste aziende hanno avuto reali sovracompensazioni. «Stiamo vagliando tutte le azioni da mettere in campo, non escluso il ricorso collettivo alla Corte europea», il commento di Carlo Imperatore, direttore Confindustria della provincia dell’Aquila, «il principio di base è che tale situazione deriva dall’inerzia e dall’inefficienza del Governo, che non ha notificato all’Ue il provvedimento di aiuti alle aziende. Un pasticcio la cui responsabilità non può essere imputata alle imprese, che hanno solo rispettato la legge e vengono chiamate a restituire più del dovuto. Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di interfacciarsi con la Comunità europea per superare il problema».