BARI - Stavolta si tratta di una verifica fiscale: bilanci, Iva e imposte versate nel 2013. Un controllo che potrebbe anche essere di routine, ma che arriva all’indomani della chiusura delle indagini sulla (presunta) truffa di treni e carrozze acquistate dalla Polonia: un’inchiesta in cui, tra l’altro, vengono contestati anche reati fiscali. E dunque il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza è tornato nella sede delle Ferrovie Sud-Est, a Bari, per acquisire tutta la documentazione amministrativa necessaria a stabilire la corretta compilazione delle dichiarazioni fiscali.L’azienda, che è di proprietà del ministero delle Infrastrutture e gestisce la principale rete ferroviaria concessa d’Italia, è da tempo al centro di indagini: quella di Bari su treni e carrozze, ma anche quella di Firenze (che a Bari potrebbe essere trasferita per competenza) su appalti concessi a società riconducibili all’ex dominus delle Grandi opere, l’ingegnere brindisino Ercole Incalza. Ma dal punto di vista finanziario, le Sud-Est non se la passano bene. Tutt’altro: l’ultimo bilancio si è chiuso in sostanziale pareggio ma con 242 milioni di euro di debiti, e le Sud-Est vivono di anticipazioni bancarie.
Le verifiche fiscali su aziende di grandi dimensioni sono un avvenimento frequente. Ma per quanto riguarda le Sud-Est, che hanno un «fatturato» di circa 150 milioni di euro, si tratta di una verifica «di iniziativa» delle Fiamme gialle, peraltro limitata al solo 2013. I militari, durante l’accesso iniziale, oltre ad acquisire decine di migliaia di pagine di documenti hanno perquisito due casseforti esistenti nella sede dell’azienda, a Bari: in quella dell’amministratore unico, l’avvocato tarantino Luigi Fiorillo, è risultata vuota, mentre il suo computer non è stato trovato perché lo avevano già sequestrato, a marzo, i carabinieri di Firenze.
Nell’indagine «Treno per Yuma», in cui la Finanza ipotizza una truffa da 14,2 milioni nell’acquisto di carrozze di seconda mano e treni dalla Polonia, la Procura di Bari ha aggiunto anche l’evasione fiscale. L’idea (ancora da verificare in Tribunale) è che le fatture alla base di quelle operazioni di compravendita, proprio perché gonfiate, sarebbero false.
Sud-Est ha acquistato 25 carrozze rottamate dalle ferrovie tedesche spendendo 912mila euro, e le ha rivendute alla Varsa di Varsavia per 280mila euro ciascuna. Varsa le ha poi fatte ristrutturare nella fabbrica croata Gredelj, rivendole a Sud-Est per 22,5 milioni. Ma secondo un consulente della Procura il valore delle carrozze ristrutturate è di 448mila euro l’una, cioè 11,2 milioni in totale, mentre Sud Est le ha pagate (al netto della prima plusvalenza) 16,4 milioni. Per 7 delle 25 carrozze Sud-Est ha ricevuto 5,36 milioni di contributo pubblico (l’80% del costo delle 7 carrozze), cioè 2,8 milioni in più rispetto al valore reale. Ci sono poi i 27 nuovi treni Atr della Pesa, costati 93 milioni, compresi 12,3 milioni di provvigioni che le indagini considerano «occulte». Un’operazione che insomma avrebbe provocato costi in più per 14 milioni.
Per portare a termine questa operazione - è l’ipotesi che riguarda l’evasione fiscale - Fiorillo avrebbe utilizzato fatture false nelle dichiarazioni Ires e Iva delle Sud-Est: 30 fatture della Pesa per i treni Atr a cavallo degli anni 2008, 2009 e 2010 senza evidenziare la quota delle provvigioni, «anche - scrive la Procura di Bari - per conseguire l’illecita percezione dei contributi agevolati» della Regione. Poi altre 2 fatture della Varsa e 15 della Unicredit per le carrozze di seconda mano, rispettivamente comprate con soldi pubblici e prese in leasing, ma in entrambi i casi - ritiene l’accusa - con «costi fittizi, in quanto in parte inesistenti». Per queste accuse è indagata, in base alla legge sulla responsabilità penale delle aziende, anche la stessa Sud-Est, che rischia il commissariamento e una multa fino a 7,5 milioni di euro.