Figuraccia. Ma anche sfiga. Doppia, per la verità. L’Abruzzo con le Frecce non va d’accordo, bianche o rosse che siano, e se ci mettiamo sopra selfie e cin cin il boomerang è assicurato.
E insomma: ieri festa e fiera a Pescara sul binario due per l’arrivo del Freccia rossa, con politici schierati e selfie di ordinanza. Luciano D’Alfonso, Camillo D’Alessandro, sindaco e presidente della Provincia. Comunicati, giornalisti, foto e risate, un po’ sganasciate, e strette di mano ai poveri passeggeri in arrivo da Milano. Tanto rumore per qualche minuto in meno, perchè Freccia Rossa altro non è che una Freccia Bianca colorata visto che di Alta velocità in Abruzzo non se ne parla per adesso. Questo all’andata.
Nel viaggio di ritorno il Freccia rossa, quello applaudito, brindato e immortalato, è arrivato a Milano con 95 minuti di ritardo. Novantacinque, non nove più cinque. Una cosa così non era capitata mai, in assenza di guasti o incidenti. Da toccare ferro.
E sarebbe pure passato inosservato tutto questo ritardo, se a inizio agosto, in occasione della prima fermata a Giulianova (anche quella annunciata, celebrata, enfatizzata come se fosse atterrato il Concorde), il Freccia bianca ha rischiato di non fermarsi. Il macchinista era all’oscuro di tutto, e se non fossero stati due agenti della Polfer a dirgli che dovevano scendere proprio a Giulianova, il macchinista avrebbe tirato dritto: sul diario di bordo non c’era scritto nulla. Ecco, adesso sostenere che tutti quei selfie e tutti quei comunicati portano sfiga è davvero troppo. Ma due più due quanto fa?