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Data: 22/09/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Donne in pensione prima con assegno tagliato del 10. L’ipotesi a cui sta lavorando il governo prevede l’uscita anticipata a 62-63 anni. Esodati, si cerca una soluzione per chi ha perso il lavoro vicino all’età di vecchiaia

ROMA «Sono d’accordo con Padoan: sulle pensioni i conti non si toccano, se però si può consentire la flessibilità, è un gesto di buon senso e buona volontà». Matteo Renzi durante la direzione Pd disinnesca la polemica ma tiene aperta la porta: ritocchi possibili solo «senza mettere mano ai conti o mettendo voci di spesa aggiuntive». Di un intervento ormai si discute da giorni con l’obiettivo di correggere, seppur limitatamente, la legge Fornero che tra le varie distorsioni ha prodotto la grana degli esodati. Per ora i tecnici dei due ministeri del Tesoro e del Lavoro, stanno lavorando copertissimi e sarà per questo che lo stesso Giuliano Poletti smentisce quelle «ipotesi fantasiose che stanno circolando». Numeri, percentuali di penalizzazione, costi e coperture, sarebbero dunque ancora tutti nel frullatore delle simulazioni. «Stiamo lavorando e analizzando le soluzioni possibili e quando avremo deciso collegialmente e ci sarà la norma lo saprete», aggiunge il ministro del Lavoro. Flessibilità leggera per chi è disoccupato ed è a pochi anni dalla pensione, sconto sull’uscita della legge Fornero anche per le donne che dal prossimo anno dovranno affrontare un nuovo scalino: da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi. Sono queste le due esigenze da cui si parte ma trovare soluzioni compatibili con i conti e con le regole di Bruxelles non è operazione facile. Il primo quesito s’incrocia con l’intervento che sarebbe comunque necessario per il settimo salvataggio degli esodati e su cui stanno litigando parlamento e ministero del Tesoro su un pacchetto da 500 milioni del fondo. Minoranza Pd e sindacati spingono per trovare una soluzione strutturale. Tra le soluzioni allo studio uno sconto di tre anni porterebbe a un taglio dell’assegno legato non al ricalcolo contributivo, ma al tempo più lungo di percezione della pensione. In esame anche il prestito pensionistico e un assegno di solidarietà per le situazioni di maggior disagio. Più penalizzante sarebbe l’ipotesi per l’uscita anticipata delle donne dal lavoro dal 2016: per tre anni di anticipo la riduzione dell’assegno è legata alla speranza di vita e pari a circa il 10%. Fino alla fine dell’anno per le pensionande, resta comunque la cosiddetta “opzione donna” che consente l’ultimo anticipo possibile prima dello scalino. Tra i sindacati intanto sale il nervosismo per le varie soluzioni circolate in questi giorni. «Chiediamo da mesi un confronto su questo tema della flessibilità» chiede Susanna Camusso, leader della Cgil, che poi aggiunge: «L’aspettativa di vita è diversa per chi stacca le cedole e chi sta all’altoforno». «Ci dicano con chiarezza quali sono le loro intenzioni» sollecita anche Furlan della Cisl e per il segretario della Uil, Barbagallo «c’è il rischio che ancora una volta siano i lavoratori a pagare le ingiustizie della legge Fornero».

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