A far saltare le corse sulla Roma-Viterbo è stata l’assenza in simultanea di 4 macchinisti nel turno dalle 6 alle 10. Tutti, ufficialmente, in malattia. Tutti hanno comunicato l’indisposizione all’azienda all’ultimo momento, rendendo quasi impossibile trovare dei sostituti. Per questo ieri mattina sono saltate 8 corse (2 in direzione Roma, sovraffollate di pendolari, altre 6 in direzione Viterbo, per chi dalla città si spostava verso l’hinterland).
Il dato non è passato inosservato sia negli uffici di Atac sia in quelli del Dipartimento Mobilità del Campidoglio. L’assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, ha deciso di avviare le visite fiscali per i macchinisti in malattia. Di più: si studia un meccanismo che faccia scattare automaticamente i controlli medici a casa dei dipendenti che si assentano per motivi di salute, in modo da ridurre al minimo gli abusi. Il nuovo sistema dovrebbe riguardare in primis gli autisti dei bus e i macchinisti delle ferrovie urbane, dato che la loro presenza o meno sul posto di lavoro ha un riflesso immediato sulla frequenza delle corse dei mezzi pubblici. In un secondo momento il sistema delle visite fiscali in automatico potrebbe essere esteso anche ad altre fasce di dipendenti. L’obiettivo è chiaro: in un’azienda dove ogni giorno si assentano quasi mille autisti (960 per la precisione) su 6.912 addetti del servizio di superficie, serve una stretta.
LA REAZIONE
L’episodio di ieri è emblematico. «Sulla Roma Viterbo un intero turno è saltato perché 4 macchinisti erano in malattia», attacca il titolare della Mobilità. «Voglio capire se sono state mandate le visite fiscali o no. Altrimenti potrei mandarle domani. Ma bisogna potenziare i sistemi di legalità. Serve un meccanismo per cui se c’è una malattia all’ultimo minuto, scatta la visita fiscale in automatico. Sia per i conducenti che per gli altri dipendenti. Poi è ovvio che i danni maggiori li provocano le assenze di macchinisti e autisti, perché se si assentano rischiamo di essere in sofferenza».
Solo un controllo medico potrebbe valutare se le assenze di ieri siano state causate da effettivi problemi di salute oppure se dietro si nascondano altri motivi. Una cosa è certa: tra i macchinisti della Roma-Viterbo sta montando il malcontento da quando, il 14 settembre, sono entrati in vigore i nuovi turni che, almeno in teoria, hanno aumentato di 10 corse urbane le frequenze giornaliere dei treni. «I nuovi turni - dice Renzo Coppini del sindacato Sulct - hanno creato molti malumori tra i dipendenti. La nuova organizzazione del lavoro è stata costruita male, i macchinisti non hanno il tempo di fare alcuni controlli preliminari e quindi le corse saltano. Ma non è uno sciopero bianco».
I NUMERI
Il piano anti-assenteisti dell’assessorato ai Trasporti non si concentrerà solo sulla Roma-Viterbo. Il problema riguarda tutte le linee. L’ultimo report dell’azienda sulle presenze (di maggio 2015) ha rivelato che in Atac 1.247 dipendenti restano a casa per 2 mesi l’anno. Escludendo sia ferie che riposi settimanali e tenendo in considerazione solo i giorni di malattia e i permessi speciali. Su 6.912 dipendenti del servizio bus, il tasso di assenza medio è del 13,9%. In pratica ogni giorno non si presentano in servizio 960 addetti. I dati di Atac rivelano poi che per 1.002 lavoratori il tasso di assenza annuale è «di oltre il 24%». Tradotto: sui 260 giorni lavorativi annuali previsti dal contratto di categoria, quelli non lavorati per malattie e licenze varie sono oltre 60, in pratica 2 mesi all’anno. Numeri non molto diversi da quelli degli addetti della metropolitana e delle ferrovie urbane. Per i 1.856 dipendenti del settore, il tasso di assenze medio è dell’11% e 245 lavoratori si assentano ogni anno «più del 24%» dei giorni lavorativi (anche in questo caso: due mesi a casa, ferie e riposi esclusi).