PESCARA A firmare il documento che contesta il provvedimento di accorpamento delle prefetture sono sette parlamentari abruzzesi di area governativa, ed è già questa una bella curiosità. Iniziativa che coinvolge per il momento solo la Camera dei deputati, dove Tommaso Ginoble, Antonio Castricone, Vittoria D'Incecco, Gianluca Fusilli, Maria Amato (tutti del Pd) e i deputati Paolo Tancredi e Filippo Piccone (Area popolare), hanno chiesto un incontro al premier Matteo Renzi e ai ministri dell'Interno e della Funzione pubblica, Alfano e Madia, per approfondire la questione dell'accorpamento delle prefetture di Teramo e L'Aquila e Chieti-Pescara che dovrebbe scattare il 31 dicembre prossimo.
LA SPECIFICITA’ TERRITORIALE
Per i sette parlamentari abruzzesi sono ancora tante le cose da mettere in tavola prima di dare vita a una riforma "che - scrivono in un documento a firma congiunta - richiede una adeguata valutazione delle specificità del territorio abruzzese che fino ad oggi non c'è stata". Il riferimento è soprattutto alle conseguenze che ciò avrebbe sul tessuto sociale e non è un caso che ci siano i teramani Ginoble e Tancredi in prima fila visto il problema che dovrà affrontare nei prossimi mesi il capoluogo più a nord della terra abruzzese; lo stesso Tancredi e Picconi a loro volta devono porsi anche il serio problemi di salvare Chieti dopo il sindaco Di Primio rischia di finire sott’accqua a pochi mesi dalla sua riconferma elettorale: "Non si può - si legge ancora nel documento - smantellare lo Stato a colpi di accetta, con i suoi presidi di legalità e sicurezza, a discapito della coesione sociale, dell'integrazione e di una responsabile convivenza civile".
I deputati di maggioranza fanno inoltre osservare che "i necessari interventi di spending review vanno contemperati con le urgenze imposte dalla crisi migratoria, soprattutto in territori come quello abruzzese che si affacciano al mare e costituiscono dunque aree transfrontaliere di primaria importanza". Una protesta che ricalca, sia nei toni che nei contenuti, quella contro la riforma della sanità che sta portando alla chiusura dei punti nascita, dove chi ha alzato le barricate contro il provvedimento del governo ha posto sostanzialmente le stesse questioni, partendo dalle specificità del territorio abruzzese e dalle sue "insopprimibili esigenze sociali".