ROMA L’abolizione della Tasi sulle prime case sarà l’intervento centrale della prossima legge di Stabilità. Un intervento attorno al quale si è scatenata non solo una polemica politica, ma anche un dibattito tra economisti sulla sua efficacia. Ieri, parlando dalla festa di Scelta Civica a Salerno, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha difeso a spada tratta la decisione del governo di abolire il prelievo sulle abitazioni principali. «La critica degli economisti», ha spiegato il titolare dell’Economia, «è che abolire le tasse sulla casa sia meno efficiente che abbattere le tasse sul lavoro». Questo, ha aggiunto, «è vero in generale, ma nel caso specifico italiano l’abbattimento della Tasi è relativamente più efficiente». Il motivo, secondo Padoan, è che si tratta di una misura che riguarda l’80% degli italiani. Con questa misura, insomma, sarà «restituita fiducia» ai proprietari. In questo modo, sempre nell’analisi del ministro dell’Economia, sarà possibile sostenere l’industria delle costruzioni, «uno tra i pezzi dell’economia che risulta ancora in ritardo». Quella di Padoan è una risposta anche alle critiche mosse due giorni fa dall’agenzia di rating Moody’s, che pur promuovendo l’Italia aveva espresso perplessità sulla misura di agevolazione per le prime case.
LE ALTRE MISURE
Il ministro, in realtà, si è spinto anche oltre. Ha ricordato come la decisione di intervenire sulla tassazione immobiliare faccia parte di un piano più articolato del governo. Un piano che prevede una riduzione pluriennale della pressione fiscale. Prima di agire sulla Tasi, ha voluto sottolineare Padoan, l’esecutivo ha già operato due tagli sul costo del lavoro. Un riferimento alla riduzione dell’Irap e alla decontribuzione per i neo assunti introdotte con la manovra dello scorso anno. Provocato sulla polemica politica nata intorno al giudizio politico dell’operazione Tasi, il ministro ha utilizzato anche un altro argomento per rafforzare la sua tesi. Dalla prossima finanziaria, quella del prossimo anno, ha spiegato, ci saranno «altri tipi di tagli» a favore della competitività delle imprese. Il riferimento è al progetto di riduzione dell’Ires per le aziende. Comunque sia, ha voluto controbattere Padoan a chi gli chiedeva se abolire la Tasi fosse di «destra o di sinistra», il ministro ha risposto che «di sinistra è una politica che crea occupazione, e l’abbattimento delle tasse è uno degli elementi fondamentali per creare lavoro. Sul tema delle pensioni, poi, il ministro ha spiegato che l’intervento avrà un peso economico, ma bisogna ancora capire come distribuirlo e chi lo pagherà, quanto cioè ricadrà sulle casse dello Stato nell’immediato e in futuro e quanto penalizzerà invece in modo più o meno forte anche i pensionati. Renzi ha ribadito di sperare di inserire la flessibilità in uscita nella legge di Stabilità. L’altro tema che ha tenuto banco è quello dei tagli di spesa che dovranno servire, in parte, per finanziare la manovra da 27 miliardi del governo. Non è un mistero ormai che l’obiettivo di 10 miliardi di riduzione di spesa sia stato corretto verso il basso, a 6-7 miliardi in tutto. E che dal menù sia anche uscito lo sfoltimento delle agevolazioni fiscali ormai obsolete. Sui numeri precisi della spending review, ha spietato il ministro, «vi chiedo la pazienza di aspettare due settimane perché stiamo lavorando in questi giorni». Sul tema della flessibilità, poi, Padoan ha ricordato come l’Italia possa vantare un record di riforme introdotte e votate. Per questo, ha spiegato, l’Italia merita degli spazi di manovra. La prossima legge di Stabilità, ha chiosato il ministro, è come una spinta ad un aereo che sta decollando in condizioni difficili.