BERLINO Emergenza profughi, disastro Volkswagen: tempi duri per Angela Merkel. Per la prima volta in dieci anni, la cancelliera assaggia il sapore della sconfitta. Nei sondaggi la sua popolarità è in forte calo e molti tedeschi cominciano a sgranocchiare il suo piedistallo. L’ultimo Spiegel dedica la storia di copertina al Dieselgate, lo scandalo delle manipolazioni dei gas di scarico di 11 milioni di auto VW: «Il suicidio», il titolo di copertina e «Fine di un mito» quello all’interno. Subito dopo il settimanale si concentra sul tonfo della cancelliera nei sondaggi. Per la prima volta, la Merkel ruzzola al quarto posto, scalzata, pure per la prima volta, da un socialdemocratico, il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier (Spd). Al secondo e terzo posto seguono il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble e il presidente Joachim Gauck. Rispetto al precedente sondaggio, la cancelliera ha perso 5 punti, mentre il vicecancelliere Sigmar Gabriel (Spd) ne guadagna 7 e si piazza dopo la Merkel al quinto posto.
LE PREOCCUPAZIONI
Solo una settimana fa lo Spiegel, sintetizzando l’annuncio umanitario della Merkel di aprire le porte a tutti i profughi siriani ammassati in Ungheria, santificava la cancelliera dedicandole un’eloquente e ironica copertina: «Mutter Angela», in allusione a Madre Teresa di Calcutta, il cui caratteristico copricapo bianco e celeste veniva riprodotto in testa alla Merkel. Altri sondaggi confermano il trend e a detta dei commentatori il calo di consensi per la donna più potente del mondo dipende proprio dalla sua politica di apertura ai profughi. Troppo impulsiva per molti tedeschi e anche per molti politici fuori e dentro il governo e il suo stesso partito. Le immagini dei selfies della cancelliera con i migranti andavano bene per un’istantanea fugace della “Wilkommenskultur”, la cultura di benvenuto dimostrata dai tedeschi e dai tanti volontari andati ad accogliere i profughi alla stazione di Monaco, ma stridono con la narrativa di una emergenza che non è, per dirla con le parole della Merkel, solo «nazionale ma europea e globale». Col passare dei giorni, l’euforia per la propria generosità si è trasformata fra i tedeschi in preoccupazione e paura. Paura di non riuscire a gestire un afflusso gigantesco di persone - un milione solo quest’anno - paura di costi stratosferici, paura per la sicurezza. «La nostra capacità di accoglienza non è illimitata» avverte il presidente Joachim Gauck.
I sondaggi dicono anche che la Merkel, una tedesca dell’Est, perde consensi anche a Est: per il 24% è ancora la persona di cui ci si può più fidare, ma ad agosto la vedeva così il 32%. Anche nei sondaggi Zdf e Stern e Rtl si registrano analoghi cali di consensi. Il suo partito, l’Unione cristiano democratica sociale Cdu-Csu, tiene: è al 40% ma sono salite di un punto la Spd (25%) e la Linke (10%) e di ben tre i populisti xenofobi dell’Afd (6%).
IL VOTO
Lo scontento per l’emergenza profughi è emerso chiaramente anche alla regionali ieri in Alta Austria, scosse da un vero terremoto politico. Anche l’Austria, con la fiumana di profughi in arrivo dall’Ungheria e dai Balcani, è da giorni in prima fila: la gente e’ preoccupata e a pagarne lo scotto sono i partiti al governo, a tutto vantaggio della destra xenofoba: in Alta Austria il partito populista di estrema destra di Christian Strache, Fpoe (il cui leader un tempo era Joerg Haider), ha sbaragliato alle urne proprio grazie alla sua demagogia anti-profughi: ha raddoppiato i voti passando, stando alle proiezioni, dal 15% al 31% e scalzando i socialdemocratici (Spoe) dal secondo posto (18%). I popolari (Oevp) pure calano drasticamente ma si confermano al primo posto (36%).