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Pescara, 24/11/2024
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29/09/2015
Prima da Noi
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Saga, appalti irregolari e sviste: anche così sono volati via soldi pubblici. Nella relazione del Mef ulteriori pesanti rilievi alla gestione della spa che gestisce l’aeroporto |
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ABRUZZO. Tra i 25 rilievi mossi dagli ispettori del Mef che hanno avviato lo scorso anno una profonda analisi della gestione della Saga, la società oggi interamente controllata dalla Regione Abruzzo, ce ne sono anche alcuni che gettano pesanti ombre su alcuni appalti e affidamento di consulenze che non sarebbero in linea con la normativa, le direttive inderogabili.
Si tratta di un quadro di gestione sconfortante e che ha generato debiti per oltre 20mln di euro e non è finita perché alle capitalizazioni già effettuate con soldi pubblici (alcune di queste persino giudicate anticostituzionali) se ne aggiungeranno presto altre, così come confermato dal nuovo presidente del Cda Nicola Mattoscio e dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso.
L’obiettivo è chiaro ed è quello di risollevare le sorti di un aeroporto che a causa di scelte del passato (ora scopriamo anche non regolari) ha di fatto minato lo sviluppo del turismo e dell’economia dell’indotto. Il tutto senza responsabili, nonostante vi siano pesanti sospetti di ingenti danni e amare conseguenze che il futuro ci potrebbe riservare.
Non solo dunque affidamenti diretti per circa 40mln di euro a Ryanair in 15 anni, crediti non riscossi e distrazioni varie ma anche appalti la cui procedura viene pesantemente sanzionata dal Ministero e una gestione del personale e delle consulenze quantomeno in violazione delle norme.
Molte delle scelte sono state effettuate anche 10 anni fa ma le conseguenze si ripercuotono ancora sui bilanci recenti.
APPALTI CON QUALCHE MACCHIA
Il Cda Saga del 10 maggio 2012 ha approvato per esempio il progetto denominato «Lavori d’urgenza per messa in sicurezza di tratti della pista di volo» per 93mila euro. Alla gara partecipano 5 ditte e la spunta Appalti Engineering dell’ingegnere Domenico Costantini. Il 23 agosto 2012 viene sottoscritto il contratto dopo che l’offerta aveva registrato un ribasso del 20,95% (totale 74mila euro). Un ribasso che ha di fatto sbaragliato tutti gli altri concorrenti anche se il caso ha voluto che in corso d’opera ci si è accorti che occorreva fare una variante per «imprevisti» sopraggiunti rideterminando così l’importo dei lavori a 97mila euro. Ricapitolando l’appalto ha una base di 93 mila euro, la Appalti Engineering srl propone un ribasso del 20% e sostiene di poter fare i lavori a 74mila euro poi però con la variante si arriva a 97mila euro poi liquidati 100mila. Carte non proprio tutte a posto ma approvazione piena del Rup in seguito ad i controlli sul cantiere. Però il solito Ministero fa notare che «non è stato presentato agli scriventi la verbalizzazione da cui risulti tutto l’iter procedimentale seguito per l’aggiudicazione dei lavori, nè l’atto formale di aggiudicazione definitiva e pertanto non risulta agli atti quale procedura, prevista dal codice degli appalti, sia stata seguita per l’affidamento dei lavori in oggetto». Insomma niente carte (come se fosse una cosa normale) e un pò di confusione che fa sorgere più di qualche dubbio.
E non poteva mancare il rilievo più ovvio: «è stata ammessa una variante in corso di esecuzione del contratto che ha consentito all’appaltatore di recuperare lo sconto effettuato in sede di gara. Tale prassi viene richiamate nell’allegato 3 del “Piano Nazionale Anticorruzione” (approvato con delibera n. 72/2013 ANAC) come ipotesi di rischio specifico di corruzione nell’area affidamento dei lavori, servizi e forniture, per cui si invita la società, nella definizione del P.T.P.C. (Piano triennale di prevenzione della corruzione) e nel suo aggiornamento ad effettuare l’analisi e valutazione di tale specifico rischio di corruzione e, conseguentemente, di indicare gli interventi organizzativi volti a prevenirli». Insomma niente carte, procedura anomala che viene pure codificata come campanello d’allarme più comune di rischio corruzione… E in Saga nessuno si è accorto di nulla. Ma soprattutto dove sono finite le carte che non sono state consegnate al Ministero?
GARA DI APPALTO MA LAVORI ESEGUITI PRIMA DEL CONTRATTO
Qualcosa di strano gli ispettori del Ministero lo scoprono anche in un altro appalto da 95mila euro per lavori di straordinaria manutenzione e riefficientamento dell’impianto di climatizzazione dell’aeroporto. L’avviso esplorativo è del 26 marzo 2013 e vengono invitate 22 imprese. Rispondono in 11 e risulta vincitrice la Elettroidraulica Silvi di Mancinelli e C snc per un importo di 78.200 euro Il 7 agosto 2013 viene sottoscritto il contratto ma gli ispettori ministeriali si accorgono che sulla relazione finale di regolarità dei lavori le date non coincidono e si scrive nero su bianco che gli stessi lavori sono iniziati ben prima della firma del contratto. Ma anche in questo caso secondo il Ministero i limiti della legge per questo tipo di affidamento sarebbero stati sforati.
Alla fine gli ispettori del Mef, dopo aver ricordato i cardini fondamentali di quali siano le regole principali ed inderogabili da seguire negli appalti, scrivono: «dall’esame della documentazione presentata, si osserva che la Società non ha predisposto un proprio regolamento per l’acquisizione dei lavori servizi e fornitura in economia come previsto dal comma 6 del citato articolo. Inoltre, non risulta effettuata alcuna attività tesa alla verifica del rispetto dei requisiti di cui al comma 12 sempre dello stesso articolo e di valutazione dell’anomalia dell’offerta. Infine, considerato che gli interventi (climatizzazione e messa in sicurezza della pista) si configurano quale opera pubblica ed inseriti nel piano quadriennale degli investimenti, la società avrebbe dovuto presentare, per l’approvazione, il progetto esecutivo all’Enac, prima di esperire la gara d’appalto e non affidare, invece, direttamente l’esecuzione degli interventi in questione, con specifici atti contrattuali, senza aver preventivamente acquisito la necessaria approvazione da parte dell’Enac». Una svista non esattamente di poco conto.
RISPARMI SUL PERSONALE MA NON SUL DIRETTORE GENERALE
La Saga non si è distinta positivamente nemmeno per la gestione del personale per la nomina del direttore generale. Per quanto riguarda i dipendenti attualmente sono 40, divisi in 24 impiegati, 15 operai e un direttore generale.
Questo è il frutto di una ristrutturazione avviata nel 2011 che ha permesso di razionalizzare le forze, tagliare dipendenti e operare qualche risparmio: più o meno di 200mila euro passando da 2,6 a 2,4 mln di euro per i costi del personale.
Sono spariti gli addetti alla sicurezza che erano 14 perché il servizio è stato esternalizzato nel 2012 per un costo di 661.858 euro, servizio effettuato nel 2011 dai dipendenti dell’ex Lo Zaffiro assunti momentaneamente dalla SAGA, operazione dal costo di 231.534 euro.
Qualche rilievo viene mosso dai famosi ispettori del ministero del Mef anche per quanto riguarda nomina e emolumenti del direttore generale dal 2011 al 2015 Piero Righi. In esecuzione di quanto deliberato dal Consiglio di Amministrazione del 30 settembre 2010, la società ha avviato una procedura informale e non vincolante tesa all’individuazione di una persona idonea a ricoprire l’incarico di direttore generale. Nell’avviso per il conferimento dell’incarico di direttore generale viene previsto che il rapporto di lavoro è a tempo pieno ed è regolato da un contratto di lavoro individuale a tempo determinato per la durata di un anno, rinnovabile, e con un compenso annuo pari a 75.000 euro lordi quale retribuzione fissa oltre la possibilità di percepire una retribuzione variabile fino ad un massimo del 30% sulla base del raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Consiglio di Amministrazione e sul livello di perfomance raggiunto. Poi però una distrazione qui ed una lì… vengono liquidate somme in più rispetto a quanto stabilito, alla fine poche migliaia di euro ed il tutto si gioca sul raggiungimento degli obiettivi (che rimangono sottintesi).
«Si segnala che nel verbale del CdA del 29.11.2011 veniva erroneamente indicato che l’importo massimo della retribuzione variabile previsto era pari ad un terzo di quella fissa e pertanto non superiore ad euro 22.500 come disciplinato dal contratto sottoscritto nel gennaio 2011(il terzo di quella fissa è pari a € 25.000)».
Ma è solo l’inizio perché la volontà di Saga è quella di aumentare la paga del direttore e così si elimina la parte variabile di retribuzione legata agli obiettivi e si aggiungono certezze. Via la quota variabile di 25mila euro al massimo e dentro 25mila euro in più fissi: paga annua 100mila invece che 75mila.
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