BRUXELLES E' bastato un rapporto sulle riforme del fisco nell'Unione Europea, con cui la Commissione di Jean-Claude Juncker ha ribadito le raccomandazioni all'Italia di alleggerire la pressione fiscale su imprese e lavoro e aumentare le imposte sugli immobili, per riaccendere lo scontro tra Matteo Renzi e l'esecutivo comunitario. «Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles», ha detto ieri il presidente del Consiglio a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York, dopo la pubblicazione di un documento della Commissione che mette in dubbio le sue promesse sul fisco. «Il compito dell'Europa non è quello di mettere bocca su quali scelte fiscali fa uno Stato», ha avvertito Renzi, ribadendo l'intenzione di andare avanti con i suoi piani, indipendentemente dalle obiezioni della Commissione. «Confermo l'eliminazione nella legge di Stabilità della tassa sulla prima casa per tutti e per sempre», ha spiegato il presidente del Consiglio. Secondo Renzi, «per molti anni l'Italia ha alzato le tasse venendo incontro all'Europa. Questa volta è bene che gli italiani sappiano che decidiamo noi, ma le tasse le riduciamo».
I PUNTI CHIAVE
La Commissione ha smentito che il rapporto sulla fiscalità costituisca un giudizio preventivo sulla Legge di Stabilità. Il documento analizza la situazione in tutti i 28 paesi. «Non abbiamo ancora un'analisi dettagliata dei piani di riforma fiscale in Italia: la faremo quando riceveremo la bozza di Legge di Stabilità», ha spiegato una portavoce. In realtà, i tecnici della Commissione sono già al lavoro sul Def e mantengono i contatti con Roma: i rilievi non sono una sorpresa per il ministero dell'Economia. Nel corso degli ultimi anni la Commissione ha più volte raccomandato di spostare la tassazione dal lavoro verso Iva e immobili. L'Italia, come altri Stati membri, «ha un peso fiscale relativamente alto sul lavoro e ci sarebbe margine per spostare il peso fiscale su imposte meno distorsive» per la crescita «come quelle sui consumi, sulle proprietà immobiliari e sull'ambiente», ha ribadito il rapporto. Ma i dettagli delle misure evocate dalla Commissione entrano in rotta di collisione con diverse promesse di Renzi. L'orientamento dei tecnici della Commissione è chiaro: il sistema fiscale dei paesi Ue «tende a basarsi fortemente sulla tassazione del lavoro che può deprimere sia l'offerta che la domanda di lavoro». L'aliquota fiscale implicita sul lavoro in Italia nel 2012 era del 42,8%, decisamente più elevato rispetto alla media dell'area euro (38,5%). Nel 2014 il cuneo fiscale sul salario medio era del 48,2%, contro il 43,4% nell'Ue e il 46,5% nella zona euro. Sulla casa, per contro, la Commissione constata che in Italia le tasse sono «relativamente alte sulle compravendite immobiliari», mentre «non sono particolarmente elevate» quelle periodiche come Tasi e Imu. «C'è spazio per migliorare l'efficacia modificando la struttura tributaria nell'ambito della tassazione sui beni immobiliari». L'invito è anche a ridurre la deducibilità delle rate delle mutui perché «continua a favorire l'accumulazione di debito» privato. L'altro nodo riguarda l'Iva, con un gettito «molto al di sotto» della media Ue. L'economia sommersa e l'evasione hanno un peso. Ma, secondo la Commissione, in Italia c'è «particolare margine di manovra per migliorare l'efficienza del sistema Iva limitando l'uso delle aliquote ridotte e delle esenzioni», in particolare per telecomunicazioni e energia.
Il rapporto Ue - mette in evidenza il Ministero dell’Economia - non concentra l'attenzione sulle sole tasse immobiliari ma riporta anche, in numerosi passaggi, le molte riforme realizzate sul fronte fiscale: dalla riduzione delle tasse sul lavoro nel 2014 e 2015 alla semplificazione del 730 precompilato.