Indovinate quale membro della Giunta regionale abruzzese sia titolare della delega ai Trasporti? È il Presidente Luciano D’Alfonso. Cosa ha combinato questa volta? Sarebbe meglio dire cosa NON ha combinato.
Tralasciando i tecnicismi, possiamo dire che l’intero sistema del Trasporto Pubblico Locale (il cosiddetto TPL) è fuorilegge. È non è una supposizione oppure una mia opinione, bensì una certezza sancita in una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale dell’Abruzzo.
Si tratta della sentenza n. 224/2015 emessa dal TAR L’Aquila nella causa che la Gaspari Bus s.r.l. ha intentato contro la Regione Abruzzo e l’A.R.P.A. S.p.A. (le ex Autolinee Regionali Pubbliche Abruzzesi, oggi divenute TUA S.p.A., cioè Trasporto Unico Abruzzese).
La Gaspari BUS, nota società privata che gestisce le autolinee commerciali della tratta Martinsicuro-AlbaAdriatica-Giulianova-Teramo-L’Aquila-RomaFiumicino (e viceversa), ha chiesto alla Regione Abruzzo l’autorizzazione ad attivare – nell’ambito di tale linea – il servizio commerciale relativo alle relazioni di traffico intermedie Giulianova-Teramo-L’Aquila e viceversa, cioè di poter effettuare trasporto di persone anche non dirette necessariamente a Fiumicino da un lato, e anche non provenienti necessariamente da Fiumicino dall’altro.
In pratica, la Gaspari Bus vorrebbe portare anche passeggeri semplicemente da Giulianova a L’Aquila oppure da Teramo a Roma, senza essere obbligata ad accogliere solo quelli diretti o provenienti necessariamente a o da Fiumicino.
L’Ufficio regionale di Trasporto Pubblico Locale ha negato la richiesta autorizzazione, sostenendo che le corse della Gaspari Bus andrebbero a sovrapporsi e ad interferire con le corse di TPL gestite dall’ARPA, società pubblica che percepisce contributi regionali, e pertanto sarebbero incompatibili con “la rete dei servizi minimi essenziali di competenza regionale”.
E siccome i servizi di Trasporto Pubblico Locale sono affidati in regime di esclusiva, i servizi commerciali non possono interferire con i “programmi di esercizio dei servizi rientranti nella rete dei servizi minimi essenziali”.
Il Tribunale Amministrativo ha scoperchiato la pentola purulenta delle inefficienze della Regione Abruzzo, dichiarando che “ARPA opera in forza di concessioni rilasciate ai sensi della legge regionale n. 62/83 e ripetutamente prorogate sulla base di leggi successive (…) non essendo stato mai attuato, secondo quanto risulta dalla stessa Relazione regionale, il sistema imperniato sui contratti di servizio né definita la rete dei servizi minimi”.
In buona sostanza la Regione è totalmente fuorilegge poiché da un lato non ha mai definito i contratti di servizio che per legge avrebbero dovuto regolare i rapporti fra la Regione e il gestore pubblico ARPA, dall’altro lato non ha mai pianificato la pure obbligatoria rete dei servizi minimi da garantire per legge.
In assenza dei contratti e della rete dei servizi siamo nel Far West, ma diventa impossibile negare qualsivoglia esercizio commerciale di trasporto a tutti i vettori privati, proprio perché ARPA è fuorilegge e quindi nessuna interferenza o sovrapposizione con il servizio pubblico è anche solo pensabile.
La Regione Abruzzo, con una ingenuità commovente, si è difesa in giudizio sostenendo che le corse ARPA sarebbero finalizzate proprio ad assicurare i predetti servizi minimi in quanto “si tratta di linee in concessione destinatarie di contributi pubblici”.
In particolare, sostiene la Regione “che la contribuzione pubblica è inscindibilmente connessa al riconoscimento del carattere sociale ed essenziale dei servizi di trasporto”. Detto altrimenti: siccome paghiamo ARPA con i soldi pubblici sarebbe implicito che i servizi ARPA siano servizi sociali essenziali da tutelare in maniera esclusiva, vietando alle società private ogni commercio sulle medesime tratte gestite da ARPA.
Quindi la rete esistente – in quanto posta a carico della finanza pubblica per soddisfare esigenze primarie – secondo la Regione “coinciderebbe con quella dei servizi minimi”.
L’unico problema è che la legge obbliga la Regione alla “definizione della rete dei servizi minimi” e la Regione non ne vuol proprio sapere di pianificare il settore e di adeguarsi alle normative vigenti, perché è evidente che nel Far West è molto più facile fare come cazzo ci pare.
Si dà il caso che a far data dalla Legge Regionale n. 59/1999 i servizi di trasporto siano stati sciattamente prorogati fino al 31 dicembre 2008, vale a dire fino alla data in cui la Regione Abruzzo avrebbe dovuto approvare il “Programma Triennale dei Servizi Minimi di Trasporto Pubblico Locale”.
La Legge ha espressamente escluso qualsiasi assimilazione dei servizi di trasporto in atto a quelli minimi dettagliatamente normati, per cui il TAR ha escluso “il riconoscimento della rete storica quale servizio minimo. Al contrario, talune disposizioni evidenziano che lo svolgimento del servizio minimo presuppone uno specifico riconoscimento della presenza delle relative caratteristiche”.
Inoltre, l’approvazione del predetto Programma Triennale avrebbe dovuto determinare la “conseguente ridefinizione del monte chilometrico ammesso a contribuzione regionale”.
Ne discende che le relazioni di traffico protette dalla legge da interferenze commerciali (come la Gaspari Bus) sono solo quelle “comprese nei programmi di esercizio dei servizi rientranti nella rete dei servizi minimi essenziali”.
E siccome perdura da lunghissimi anni un illegittimo sistema concessorio all’ARPA e una altrettanto preoccupante inattuazione del sistema delineato dalla legge fin dal lontano 1998, diviene giuridicamente impossibile impedire interferenze commerciali con tratte di traffico ipoteticamente ricomprese nella rete dei servizi minimi che mai è stata attuata.
E a chi compete l’approvazione dei “programmi triennali dei servizi di trasporto pubblico locale”? Al Consiglio Regionale che dorme tranquillamente sotto lo sguardo attento del pessimo capogruppo regionale del PD Sandro(ne) Mariani.
Luciano D’Alfonso, dal canto suo, sguazza benissimo nella illegalità di sistema e lascia che la delega ai Trasporti (che ha inteso conservare in prima persona) marcisca sotto le sue amorevoli cure.
Dal canto suo il divino Rettore Luciano D’Amico, troppo impegnato su infiniti fronti universitari (e non) per riuscire a concentrarsi sulla delicatissima presidenza di ARPA S.p.A. prima, e di TUA S.p.A. poi, brancola anche lui nel buio mentre il TAR sputtana la Regione e mette in ridicolo l’insipienza amministrativa del Legislatore regionale.
Ma per essere equanimi, visto che il bubbone esiste da tempo immemore, non possiamo non ringraziare pure l’ex assessore regionale ai trasporti Giandonato Morra il quale, troppo impegnato a far vedere che era una persona onesta, ha dimenticato totalmente – per i lunghissimi 5 anni e mezzo della sua gestione – di regolamentare e ricondurre nell’alveo della legalità l’intero sistema dei trasporti pubblici abruzzesi (ma stranamente non ha mai dimenticato di farsi pagare gli ingentissimi emolumenti assessorili).
Così come non possiamo non ringraziare Gianni Chiodi, il Presidente D-emerito della Regione, un vero asso che ha traghettato l’Abruzzo nella modernità.
Peracottari quelli di prima, peracottari quelli di oggi. E noi paghiamo…