Non parlate al conducente, perché non c’è: all’Atac, a poco più di due mesi dal Giubileo, si sono dimessi l’amministratore delegato, Danilo Broggi, e il direttore generale, Francesco Micheli. In questo momento l’azienda che dovrà trasportare (anche) 25 milioni di pellegrini durante il Giubileo non ha una guida, non avrà i nuovi bus per l’Anno Santo (o ne avrà pochi) e non ha ancora certezze sulla possibilità di fare la manutenzione straordinaria delle linee della metropolitana che ciclicamente si bloccano. La nomina dei successori avverrà nel giro di pochi giorni l’assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, vuole uomini di fiducia, già si ipotizza di attingere da Ferrovie (in ottica di cessione di Atac, qualcuno parla del rapporto con l’ad di Rfi Gentile), altri fanno il nome di un docente piemontese, Di Paolo. E oggi in consiglio comunale arriva la delibera che prevede la ricapitalizzazione, con 50 milioni, dell’azienda.
MIRACOLI
Ieri Esposito, l’ha spiegata così: «I miracoli possono farli solo oltre Tevere. Ora al governo però dobbiamo dire che non bastano i soldi, ma servono procedure per dare domani, in affidamento diretto, i lavori per la manutenzione straordinaria delle metropolitana che in 30 anni non sono mai stati fatti. Servono deroghe». Ai tempi di Mafia Capitale ci potrà mai essere l’affidamento diretto? Esposito: «Ma di cosa parla? Questi sarebbero i lavori su cui si concentrerebbe l’attenzione di chiunque. Ci diano Cantone, ci diano Gabrielli, ci diano l’esercito, ma i lavori devono partire con le deroghe di un’emergenza di protezione civile. Parlerò con Cantone. La manutenzione della metropolitana è un’emergenza, è una calamità e l’8 dicembre non si può spostare».
SCONTRO
Rimandiamo indietro il nastro: il terremoto di Atac può fare venire il mal di testa. Ieri è stato convocato il cda, per approvare il bilancio 2014. Era noto a tutti che l’ad, Danilo Broggi, dopo avere risanato dal punto di vista economico-finanziario l’Atac, aveva rassegnato le dimissioni. Ma si sapeva anche che c’era uno scontro in atto tra Esposito e il direttore generale Francesco Micheli, manager di alto profilo arrivato quattro mesi fa per migliorare la qualità del servizio dell’Atac. Oggetto del contendere: l’appalto dei 400 nuovi bus e il tipo di leasing da utilizzare. Qualcuno aveva ipotizzato le dimissioni di Esposito, ma ad andarsene è stato Micheli, che già sette giorni prima aveva firmato la lettera di dimissioni e risposto garbatamente no ai tentativi di Marino di convincerlo a restare. Nel pomeriggio a diffondere la notizia dell’addio di Micheli ci ha pensato il senatore Ncd, Andrea Augello, elemento che ha fatto infuriare in molti in Campidoglio. Il caso appare archiviabile nel più classico dei casi ”o lui o io”. Micheli via, il cda ne prende atto, approvato il bilancio 2014. Al termine, con un comunicato, viene spiegato: «Nel corso della seduta, il consiglio ha deliberato il via libera alla gara per la fornitura di due lotti di autobus, rispettivamente di 15 e 150 mezzi, da attuarsi con leasing finanziario». Lo scontro tra Micheli (sostenuto da Causi) ed Esposito era stato proprio sulla formula per l’acquisto, con l’assessore ai Trasporti che sosteneva il leasing full, vale a dire con la ditta che doveva garantire anche la manutenzione e i servizi. «Ma non si può fare, ha ragione Micheli - attacca Augello - perché il piano industriale dell’Atac parla di internalizzazione della manutenzione e solo su quella base il Campidoglio può ricapitalizzare». Ieri, nel vertice con Marino, Causi e il capogruppo del Pd, Panecaldo, l’assessore Esposito è andato giù di sciabola: «Si fa come si dico io o è inutile che mi avete chiamato ad occuparmi dei trasporti di Roma».