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Pescara, 27/11/2024
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Data: 01/10/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Renzi nega tagli alla sanità «Siamo pronti a modifiche». Abolizione della Tasi «per sempre e per tutti». Il Paese «è ormai fuori dalle sabbie mobili»

ROMA «Missione salvataggio finita, l’Italia è fuori dalla sabbie mobili, ora via la tassa sulla prima casa e riduzione dell’Ires per le società». Per Matteo Renzi il question time alla Camera diventa l’occasione per chiarire i prossimi obiettivi del governo e annunciare che siamo alla «svolta definitiva». Ma il premier parte dal tagli alla Sanità e dalle polemiche che hanno accompagnato gli annunci del ministro Lorenzin sui tagli alla Sanità e la stretta imposta ai medici su analisi e diagnostica. «Questo Paese non sta tagliando la Sanità, nel 2002 erano 75 i miliardi del Fondo sanitario nazionale, quest’anno 110, l’anno prossimo 111», dice Renzi. «Se il 30% delle risonanze magnetiche non sono necessarie, su 64 milioni di visite specialistiche il 10% non è appropriato significa che dobbiamo investire nella sanità ma cambiando le regole: invecchiare è sempre meglio», dice il premier citando Woody Allen - ma invecchiando cambia il modello». Quanto alla sollevazione dei medici che secondo Lorenzin potrebbero rispondere in futuro personalmente delle loro prescrizioni “esagerate” ai pazienti, Renzi dice: «Se c’è qualcosa da cambiare siamo pronti, c’è disponibilità assoluta a discutere ma questa è la base di partenza: non raccontiamo che siamo in presenza di tagli perché l’unico settore in cui si sta incrementando è la sanità». Parole rassicuranti che però allarmano le Regioni. L’intesa con il governo infatti prevedeva che la dotazione per la Sanità sarebbe salita nel 2016 a 113, 1 miliardi, dunque ci sarebbe rispetto alle previsioni un taglio di 2 miliardi. Sergio Chiamparino presidente del Piemonte chiede infatti un incontro urgente con il governo perché i fondi, anche al netto dei rinnovi contrattuali, non sarebbero sufficienti. Ma torniamo al question time. Forte degli ultimi dati sull’occupazione dell’Istat Renzi dice di vedere volare «rondini» al posto di altri uccelli (i gufi) che a Montecitorio non evoca. Al M5S chiedono l’introduzione del reddito di cittadinanza, il premer dice che «non può essere realizzato, noi vogliamo combattere la povertà creando lavoro e in legge di stabilità ci impegniamo a introdurre una misura contro la povertà infantile». Il piano antipovertà del ministro Poletti non sarà dunque generalizzato ma limitato a misure specifiche e meno onerose solo alla povertà infantile. I Cinquestelle attaccano anche sulle spese di Palazzo Chigi e contestano l’acquisto dell’Airbus 340 «il giocattolino» del premier accusato di aver ingaggiato una «gara adolescenziale con Putin e Obama a chi ha l’aereo più grosso». Renzi però snocciala i suoi dati. Le spese di Palazzo Chigi sono diminuite di tre milioni, ribatte. Ma è sull’economia che il capo del governo si impegna di più. «Un anno fa gli investitori dicevano: chissà se faranno la fine della Grecia, adesso cominciando a chiedersi se l’Italia farà meglio della Germania, noi abbiamo nella legge di Stabilità un momento chiave il momento della svolta definitiva», assicura. E batte sul taglio delle tasse. Nel 2017 toccherà all’Ires ma l’impegno è la riduzione sotto Spagna Germania e Francia, quindi in discesa verso il 24%. Il 2016 sarà invece l’anno della casa. «Dopo 20 anni di balletto» dice, «La Tasi scomparirà per tutti e per sempre» perché «non sarà il battito d’ali di una farfalla di Bruxelles» a preoccupare il governo italiano. «Questo atteggiamento di subalternità ha da finire una volta per tutte: l’Ue faccia ciò che deve fare e noi facciamo quello che dobbiamo fare noi», dice Renzi replicando a Renato Brunetta. Al capogruppo di Forza Italia il premier ricorda inoltre di aver votato con il governo Berlusconi il fiscal compact, modificato grazie alla flessibilità ottenuta invece dal suo esecutivo. In serata poi il premier parla anche di Rai e degli attacchi che da alcuni esponenti del Pd sono stati fatti a Raitre e Tg3. «Non c’è nessuna volontà di mandare a casa nessuno», dice, «l’editto bulgaro l’ha fatto Berlusconi, non ci sono editti bulgari», ha detto tra l’altro il premier sottolineando: «Il governo non si occupa di cacciare qualcuno ma di creare posti di lavoro».

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