ROMA Il muro sta iniziando a sgretolarsi. Per la prima volta dopo due anni e mezzo (da febbraio 2013) la disoccupazione torna sotto il 12%. Ad agosto, comunica l’Istat, si è attestato all’11,9%, in flessione dello 0,1% rispetto a luglio e dello 0,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Certo non è un abbattimento con la ruspa, ma un po’ alla volta, pietra dopo pietra, l’erosione sta avvenendo (è il secondo calo consecutivo). In numeri assoluti significa che ci sono undicimila disoccupati in meno rispetto a luglio, che diventano 162.000 se il confronto è su base annuale.
Ma non è l’unico dato positivo del mercato del lavoro. Anche l’occupazione migliora e in questo caso è il terzo risultato in crescita consecutivo: dopo il +0,1% di giugno e il +0,3% di luglio, ad agosto il tasso di occupazione ha messo a segno un ulteriore +0,2% su base mensile, attestandosi al 56,5%. Rispetto all’agosto del 2014 l’asticella è salita dello 0,9%, in numero assoluto sono 325.000 occupati in più (69.000 rispetto al mese scorso).
E infine c’è un terzo dato che fa ben sperare, quello sugli inattivi ovvero le persone in età da lavoro che non studiano, né sono alla ricerca di un’occupazione, in molti casi per puro sconforto: rispetto a luglio la pattuglia è diminuita di 86.000 unità, portando il tasso al 35,6% (-0,2%); su base annua gli inattivi sono 248.000 in meno (-0,5% il tasso).
Insomma, complessivamente è evidente che il quadro si sta schiarendo. Anche se le ombre continuano ad esserci e in alcuni casi sono delle vere e proprie macchie nere. È il caso soprattutto della disoccupazione giovanile che è aumentata dello 0,3% rispetto a luglio: siamo ormai al 40,7%, quasi il doppio della media di eurolandia che ad agosto è al 22,3% (e alla media concorriamo anche noi, ovviamente). Gli under 25 disoccupati italiani sono 631 mila, 13 mila in più rispetto al mese precedente. Qualcuno però ce l’ha fatta a conquistare un contratto: gli occupati under 25 infatti ad agosto sono aumentati di settemila unità, facendo salire il tasso di occupazione giovanile dello 0,8% rispetto a luglio. Il balzo in avanti del tasso di disoccupazione si spiega quindi con un maggior numero di ragazzi che hanno iniziato a bussare alle porte del mercato del lavoro, perché hanno finito di studiare, ad esempio, o perché hanno ripreso fiducia e sono usciti dalla schiera degli scoraggiati (tra i giovani gli inattivi sono 22.000 in meno). A livello annuo, quindi rispetto ad agosto 2014, anche il tasso di disoccupazione giovanile risulta in calo del 2,3%.
LA BATTAGLIA DEI TWEET
Appena diffusi i dati Istat, si sono scatenati i “cinguettii”. A battere tutti sul tempo, come spesso accade, il premier: «Istat. In un anno più 325mila posti di lavoro. Effetto #Jobsact #italiariparte #lavoltabuona» esulta Renzi. Che poi su Facebook aggiunge qualche concetto in più, come il fatto che ad agosto 2014, «all’inizio dell’azione di governo» il tasso di disoccupazione «era quasi al 14%» mentre ora è sotto il 12%. «Le riforme danno frutti, l’Italia riparte» afferma, dicendosi consapevole che «c’è ancora molto da fare». E poi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il collega dell’Interno, Angelino Alfano, il responsabile economico del Pd Filippo Taddei e tanti altri esponenti della maggioranza: tutti a sottolineare i passi avanti e l’importanza delle riforme, Jobs act in primo luogo.
Anche nel campo avverso Twitter diventa lo strumento privilegiato per “fare le pulci” ai dati. Il cinguettio più cattivo è firmato Matteo Salvini (Lega Nord): «Disoccupazione 11.9%, Renzi esulta.. 4 milioni di disoccupati, molti rassegnati, 40.000 negozi chiusi nel 2015.. Flat tax 15%, e si riparte!». Renato Brunetta (Forza Italia) non è da meno e accusa Renzi di dire «frottole» sull’efficacia del Jobs act. E così gran parte dell’opposizione.
In casa sindacale invece si preferisce la cautela, apprezzando la discesa della disoccupazione, ma avvertendo che la strada per cantar vittoria è ancora lunga. E così la Uil ricorda «i segnali altalenanti di aumenti e contrazioni» riscontrati in questo ultimo anno; la Cisl osserva che, pur all’11,9% «il dato della disoccupazione resta troppo alto»; la Cgil ha dubbi sul fatto che il trend positivo sia «duraturo» e teme che il mercato delle assunzioni sia drogato dalle agevolazioni in scadenza a fine anno.