ROMA Il conto alla rovescia è iniziato. Al varo della manovra finanziaria mancano ormai meno di quindici giorni. Ieri Matteo Renzi ha ricevuto a Palazzo Chigi per un lungo incontro, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Sul tavolo tutti i nodi ancora da sciogliere della legge di Stabilità. A cominciare da quello delle pensioni. Renzi è intenzionato a dare un primo segnale di flessibilità nell’uscita dal lavoro nella manovra. Padoan avrebbe messo sul tavolo il costo delle varie soluzioni. Il ministro non vuole dare l’impressione di scardinare l’impostazione della legge Fornero, perché sulla previdenza l’occhio di Bruxelles è molto vigile. Insomma, il tetto delle disponibilità non andrebbe oltre il miliardo di euro, un miliardo e mezzo se si comprendono anche gli effetti della sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il blocco degli adeguamenti.
Del resto è proprio con l’Ue che il ministro sta giocando la partita cruciale. Il governo, come spiegato nella nota di aggiornamento del Def, il documento di economia e finanza, punta ad ottenere dalla Commissione europea spazio sul deficit per un punto di Pil, quasi 17 miliardi di euro. Di questi, circa 5 miliardi, pari allo 0,3% del Pil, dovrebbero arrivare dalla cosiddetta «clausola per gli investimenti» che il Tesoro e Palazzo Chigi intendono attivare. Per ottenere di poter aumentare il disavanzo per finanziare opere pubbliche, il governo deve dimostrare di avere progetti immediatamente cantierabili per il 2016. L’ipotesi alla quale stanno lavorando il Tesoro ed il ministero dello Sviluppo economico, sarebbe quella di presentare un elenco preciso di opere, che andrebbero dal potenziamento del piano sulla banda larga, a quello per l’edilizia scolastica, fino al finanziamento di progetti legati al dissesto idrogeologico.
LA TRATTATIVA
Quella degli investimenti è solo una delle tre gambe della flessibilità alla quale il governo sta lavorando. L’altro tassello è costituito dalla «clausola per le riforme», che l’Italia ha già ottenuto di poterla attuare per il 2016 per un importo pari allo 0,4% del Pil. Ora Roma vorrebbe ottenere su questo fronte un altro 0,1%. Infine c’è la flessibilità legata all’emergenza migranti, un altro 0,2% che porterebbe il conto complessivo, come detto a circa 17 miliardi sui 27 totali della manovra. Soldi che saranno utilizzati innanzitutto per disinnescare le clausole di salvaguardia, a cominciare dall’aumento di due punti dell’Iva previsto per il 2016. Ma anche per finanziare misure come l’abolizione della Tasi sulle prime case e il taglio dell’Ires, le tasse sulle imprese. Queste, secondo le ultime indiscrezioni, verrebbero portate subito dal 27,5% al 20% per le Pmi nelle regioni Meridionali, mentre già nella manovra sarebbe inserito un taglio al 24% per tutte le imprese ma a partire dal 2017.
GLI ALTRI NODI
Un altro nodo complicato è quello del rinnovo del contratto degli statali. La manovra dovrà dire quanti soldi il governo ha intenzione di mettere sul piatto. Solo allora potrà partire il vero negoziato con i sindacati. Intanto però, il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, ha compiuto il primo passo per il rinnovo dando mandato all’Aran, il braccio operativo del governo per i negoziati, di aprire il tavolo sulla riduzione da 11 a 4 dei comparti del pubblico impiego, così come previsto dalla riforma Brunetta. Una mossa propedeutica alla contrattazione salariale. Intanto ieri è anche stato pubblicato in Gazzetta il decreto sui tempi per la mobilità dei dipendenti delle Pronvince. Il cronoprogramma prevede una prima scadenza il 10 ottobre (per chi è in distacco), mentre entro il 31 andranno comunicati tutti gli esuberi.