E alla fine c’è anche lui, il sindaco, così come si sospettava da giorni. Marco Alessandrini e’ indagato per falso in atto pubblico e omissione di atti d’ufficio nell’inchiesta sul mare sporco a Pescara. Qualche giorno fa si è presentato spontaneamente dai magistrati con il suo avvocato Vincenzo Di Girolamo. Con Alessandrini sono indagati per concorso negli stessi reati anche il vice sindaco Enzo Del Vecchio, che ieri è stato interrogato dalla polizia col dirigente del settore tecnologico, Tommaso Vespasiano anche lui convocato ieri in questura.
Un finale scontato, ammesso che finisca qui. Alessandrini non poteva non essere indagato. Semmai l’inchiesta chiarisce che il pasticcio dell’ordinanza nascosta ha avuto un’ispirazione politica. Al posto suo ci sarebbe da chiedersi se ne valeva la pena. Valeva la pena nascondere un’ordinanza, o come sembra più probabile di taroccarla, soprattutto se si sapeva che di lì a due giorni i valori sarebbero rientrati nella norma? In conclusione: valeva la pena mentire ai cittadini?
In mano agli inquirenti ci sono alcune telefonate intercettate sul telefono di Vespasiano nell’ambito dell’inchiesta sulla City. È con lui che parlava Del Vecchio, in quei giorni in vacanza lontano da Pescara, per sistemare l’inguacchio delle ordinanze sul mare sporco. Ordinanze firmate tutte e due il 3 agosto ma protocollate, almeno quella col divieto di balneazione, con la data del primo agosto. E quindi retrodatata. L’ipotesi investigativa e’ proprio questa.
Così l’inchiesta sulla City raddoppia. Sicuro, c’è un indagato in comune tra le due inchieste. Di sicuro, se c’è un’intercettazione, si parla di reati contro la pubblica amministrazione. E per la City, molto più gravi.