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Data: 05/10/2015
Testata giornalistica: Il Tempo
"Era una furia Voleva il cellulare e mi ha pugnalato". La testimonianza di un autista

«Quel ragazzo era una furia. Mi ha colpito una prima volta al braccio destro, poi quando ho provato a bloccargli la mano con cui impugnava il coltello, mi ha pugnalato altre sei volte al sinistro. Voleva il cellulare che avevo tra le gambe, ma davanti alla mia reazione mi ha dato una gomitata allo zigomo per stordirmi e darsela a gambe. Ho premuto il pulsante per chiamare la sala operativa, ma i soccorsi non arrivavano. Perdevo sangue, non vedevo nessuno arrivare e tremavo all’idea che quel balordo sarebbe tornato a riprendersi il telefono». Alessandro Ruggiero, 37enne autista dell’Atac accoltellato venerdì sera mentre era alla guida dell’autobus 03 ad Acilia, racconta non senza emozione il violento tentativo di rapina subito in servizio.

Come sono andati i fatti?

«Erano le 21,30 ed ero al volante dello 03 che parte dal capolinea Altamura, vicino alla stazione di Acilia. Quando ho fatto scendere la penultima persona dal bus, in via del Fosso di Dragoncello, ho imboccato via di Macchia Palocco e ho notato dallo specchietto retrovisore il ragazzo che cambiava continuamente di posto, come per vedere se ci fosse qualcun altro a bordo».

Ha capito subito cosa stava accadendo?

«A dire il vero no, neanche quando si è tirato su il cappuccio della felpa. Ormai i ragazzi lo portano tutti così e non gli ho dato peso. Venuto davanti, mi ha detto con un accento dell’Est che sarebbe dovuto scendere in via Monsignor Arduino Terzi, subito dopo la curva. Alla fermata indicata ha preferito proseguire: la strada è isolata, sicuramente se l’era studiata bene l’azione. Mi ha chiesto: "Non mi devi dire niente?" e ha puntato il cellulare che avevo tra le gambe e mi si è letteralmente avventato contro».

Tutto questo mentre guidava?

«Certo, non potevo fermarmi all’improvviso. Dovevo pensare a me, ma anche a non mettere in pericolo altre persone. Nel frattempo quel folle mi ha colpito con la lama al braccio destro, quello che avevo più vicino a lui. Continuavo a guidare e nel frattempo cercavo di bloccargli la mano con la quale impugnava il coltello. È stato a quel punto che ha affondato più volte all’avambraccio sinistro prima di darmi una gomitata allo zigomo e aprire le porte per fuggire. È stata una violenza assurda».

Ha paura di tornare a lavoro?

«Non ho scelta, ho due figli, una moglie ed un mutuo da pagare. Mi chiedo, però, se al mio posto ieri sera (venerdì n.d.r.) ci fosse stata una collega donna. Siamo in balia di questi folli, spero che quanto accaduto a me sia l’episodio decisivo per mettere in sicurezza gli autobus e, di conseguenza, i passeggeri».

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