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Pescara, 23/11/2024
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07/10/2015
Il Messaggero
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Contratti, Squinzi: stop alle trattative. La Confindustria sceglie il blocco dei tavoli sulla revisione delle regole: «Basta schiaffoni dai sindacati, capitolo chiuso». |
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La decisione presa dopo una riunione con 40 presidenti delle categorie interessate alle prossime tornate di rinnovi.
IL CASO
ROMA Niente più tavoli sulla riforma del modello contrattuale, tecnici o “politici” che siano. Confindustria chiude la porta. Lo ha annunciato ieri il presidente dell’associazione di viale dell’Astronomia, Giorgio Squinzi: «Ci siamo resi conto dell’impossibilità di portare avanti qualunque trattativa con il sindacato. Non abbiamo margini di manovra per poter proseguire il colloquio sui contratti nel modo tradizionale. Per noi è un capitolo chiuso». La decisione era nell’aria già da un po’ di giorni. Dopo mesi di pre-trattativa, con una serie di incontri riservati sia bilaterali che corali tra lo stesso Squinzi e i leader sindacali, il numero uno degli industriali non aveva digerito lo strappo di Cgil e Uil che il 22 settembre scorso hanno disertato il primo tavolo tecnico ufficiale convocato a viale dell’Astronomia, ponendo come pregiudiziale lo sblocco di alcuni rinnovi contrattuali di categoria (alimentaristi e chimici) partiti ma subito inceppati. Qualche giorno dopo Squinzi non si era sottratto al faccia a faccia ad Assisi con Susanna Camusso. Ma proprio quel dibattito pubblico - raccontano - ha convinto definitivamente il numero uno degli industriali che non c’era spazio per nessuna trattativa. «È un dialogo tra sordi» aveva lamentato. E ieri lo ha ribadito: le posizioni di Camusso e Barbagallo «sono irrealistiche. Non ci sono più margini. Sono mesi, almeno da luglio, che ci prendono a schiaffoni e rinunciano a tutte le nostre aperture. Ne prendiamo atto». IL DECALOGO
Per verificare gli umori della base, ieri Squinzi ha convocato nella sede di Assolombarda una quarantina di presidenti di categoria, in pratica tutti quelli che da qui a sei mesi saranno alle prese con i rinnovi contrattuali. «Abbiamo riscontrato una sostanziale unità» ha poi riferito. Lo stop del tavolo sulla riforma, comunque, non significa necessariamente stop anche ai rinnovi: «Ogni trattativa ha una sua autonomia e inoltre non chiediamo una moratoria in nessun modo». Entro 48 ore, comunque, Confindustria diramerà una sorta di «decalogo delle cose che si possono e di quelle che non si possono fare in eventuali trattative che le categorie ritengono di portare avanti». Sarà di fatto una sintesi del documento approvato all’unanimità a fine luglio dal Consiglio generale di Confindustria. MURO CONTRO MURO
È chiaro, tuttavia, che una posizione così netta non aiuterà nella tornata dei rinnovi. Le probabilità di un autunno caldo aumentano. Sul punto Squinzi glissa: «Non lo so, vediamo, mi auguro di no». Sottolineando ancora una volta che gli industriali comunque «sulla linea del passato non ci stanno». In ballo non c’è la messa in discussione del contratto nazionale, ma il meccanismo di aumento dei salari finora legato all’inflazione. Gli aumenti - ha spiegato in recenti occasioni Squinzi - «vanno trasferiti in altri istituti, come i fondi di previdenza, l’apprendistato o la formazione. E poi se non produciamo ricchezza, si fa fatica a redistribuirla». A questo punto le nuove regole potrebbe ssere scritte dal governo. Il premier l’ha ventilato più di una volta. Un’ipotesi che Squinzi mette in conto, pur con qualche timore: «Ci auguriamo che non si combinino dei danni». Secondo Carmelo Barbagallo, numero uno Uil, «il presidente di Confindustria non la racconta giusta» e la decisione di rompere le trattative «fa da sponda a un possibile intervento del Governo. Un film che non vorremmo vedere». La riforma dei contratti per legge non piace alla Cisl (unica sigla sindacale che non disertò il tavolo tecnico di settembre). Annamaria Furlan lo conferma: «Io non mi arrendo: le parti sociali devono svolgere fino in fondo il loro ruolo e assumersi le loro responsabilità».
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