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Pescara, 23/11/2024
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07/10/2015
Il Centro
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Squinzi, muro sui contratti. Trattativa capitolo chiuso. Il leader di Confindustria: «Dai sindacati posizioni irrealistiche, basta confronti». Landini (Fiom): «Pronti ad occupare le fabbriche per difendere il lavoro» |
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ROMA Si infiamma lo scontro sulla riforma della contrattazione e la regolamentazione dello sciopero. Se il leader della Fiom Maurizio Landini ha lanciato il guanto di sfida con affermazioni forti, il presidente di Confindustria chiude definitivamente la porta alla trattativa col sindacato: «Da loro posizioni irrealistiche sui contratti». «Occupare le fabbriche? Sarei pronto a farlo per difendere il lavoro» ha detto il segretario generale Fiom, a margine del direttivo lombardo della sua confederazione. «Per difendere posti di lavoro - ha specificato Landini - e crearne di nuovi siamo pronti ad utilizzare, democraticamente come abbiamo sempre dimostrato, determinate azioni». Non è un caso che Landini parlasse davanti ad una folta platea di delegati a poche centinaia di metri dalla sede di Assolombarda dove il leader di Confindustria ha voluto confrontarsi con tutte le 40 principali associazioni di categoria per consolidare e rafforzare la forte presa di posizione dell’organizzazione imprenditoriale. Squinzi ha ribadito di essere pronto a sospendere tutti i contratti nazionali se dal sindacato non arriverà una presa di posizione chiara sulla riforma delle relazioni tra imprese e lavoratori. «Ci siamo resi conto dell’impossibilità di portare avanti qualunque trattativa con il sindacato, quindi non abbiamo più margini di trattativa per poter proseguire un colloquio sui contratti nel modo tradizionale. Per noi il capitolo è chiuso», ha detto Squinzi. L’obiettivo esplicito di Confindustria è quello di collegare il salario al recupero di produttività delle aziende superando, di fatto, l’attuale struttura dei contratti nazionali. Il pressing è anche nei confronti del governo che Viale dell’Astronomia vorrebbe lasciare fuori, in questa fase, dal confronto con i sindacati. La volontà di Palazzo Chigi di introdurre il salario minimo suscita un malcelata irritazione. A livello europeo se ne è fatto interprete Padoan, che ha avanzato all’Ecofin la proposta di un’assicurazione di disoccupazione Ue. In Italia «il governo punta a una legge sul salario minimo, e non a inserire il salario minimo nei contratti collettivi nazionali di lavoro, perché non avrebbe senso visto che qui i minimi contrattuali sono già previsti. La legge sul salario minimo, invece, sarebbe un paracadute per tutti quei lavoratori che in Italia non hanno i contratti collettivi di lavoro, il 50-60% degli occupati nel nostro Paese», spiega Roberto Pessi, ordinario di Diritto del lavoro alla Luiss di Roma. Sullo sfondo il braccio di ferro sulle regole per scioperi e attività sindacali: ieri i sindacati hanno bocciato all’unanimità come anticostituzionale davanti alle commissioni parlamentari il decreto Colosseo. Solo un assaggio di quello che potrebbe accadere se Palazzo Chigi introdurrà il referendum sulla proclamazione delle proteste sindacali
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