Canone in bolletta? «Problematico» anzi «operazione impossibile». Il presidente dell’Enel, Patrizia Greco, e quello di Assoelettrica Chicco Testa bocciano la proposta fatta da Matteo Renzi di inserire il pagamento del canone Rai in una bolletta dell’energia, riducendo per gli utenti la tariffa da 113 euro a 100 annui. «Non tutti i possessori di un televisore sono possessori di un contratto elettrico e non tutti i possessori di un contratto elettrico sono possessori di un televisore, è sbagliato riversare sui produttori di energia elettrica il compito di recuperare il cannone Rai perché non ci compete», dice Chicco Testa, presidente di Assoelettrica. Anche dal governo in ogni caso c’è una frenata. Angelino Alfano conferma che l’operazione si farà, magari non in questa legge di Stabilità. Dal ministero dell’Economia però confermato che «l’istruttoria è ancora tutta aperta e di non semplice applicazione». La questione sarà affrontata coinvolgendo anche gestori e l’Autorità per l’Energia. In ogni caso non ci sarà un allargamento dei soggetti interessati perché l’utenza resterà unica e non riguarderà seconde o terze case. Il governo è intanto al lavoro anche sulla manovra. Il giusto mix delle misure è ancora tutto da trovare e con ogni probabilità sarà definito solo il 15 ottobre, quando l’esecutivo si riunirà per il varo della legge di Stabilità. Renzi e i ministri sono ancora alle prese con il rebus delle risorse che, al netto della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per 16 miliardi, rischiano di non bastare per tradurre in pratica tutti gli interventi annunciati. Che l’Italia sia ripartita, come dice Matteo Renzi, ormai è evidente, visto il rialzo delle stime da parte di tutti gli organismi internazionali, da ultimo il Fondo monetario internazionale che ieri ha stimato un rialzo del Pil dello 0,8% nel 2015 e dell’1,3% nel 2016. «L’Italia - sostiene il Fmi - può fare di più, ed è di sicuro possibile che possa fare come o meglio della Germania». «L’Italia è tornata, ma questo è solo l’inizio», commenta il premier. Quelli che ancora “scottano” ruotano soprattutto attorno al mondo del lavoro e delle imprese, snodo fondamentale per assicurare una ripresa sostenuta e costante, come ripete spesso anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Se il taglio delle tasse sulla prima casa è una certezza, infatti, ora si sta studiando come calibrare l’anticipo del taglio dell’Ires, annunciato domenica dal premier. L’intervento, se fatto per tutti, è molto costoso (ogni punto di Ires vale circa 1,2-1,3 miliardi), considerando anche che ci sono altre misure in campo per le imprese, dal credito d’imposta al rafforzamento della Sabatini per l’acquisto dei macchinari e della cosiddetta “Guidi-Padoan”. Una conferma degli sgravi per il lavoro stabile è ben vista dalle imprese, forse anche più del taglio dell’Ires. Analogo il discorso sulle pensioni: l’introduzione di una maggiore flessibilità in uscita è ugualmente ben vista dalle aziende, che avrebbero la possibilità di accelerare il turn-over del personale, ma tutte le ipotesi che si stanno studiando sono molto costose. Un’alternativa potrebbe essere quella del prestito pensionistico a carico delle imprese, idea che si starebbe esplorando ma di difficile applicazione tecnica e a rischio flop.