SULMONA C’è un presunto responsabile nel terribile incidente che all’inizio dell’anno scorso coinvolse la squadra giovanile del Sulmona rugby. Nello schianto sull’Altopiano delle Cinquemiglia persero la vita due ragazzi e altri sei rimasero gravemente feriti. Ne è convinta la Procura di Sulmona che ha chiesto il processo per Simona Cicconi, 51enne dell’Aquila, dirigente del Compartimento Anas della viabilità per l’Abruzzo. L’Anas è in qualche modo responsabile, a detta della Procura, delle morti di Salvatore Di Padova, detto Sasà, e di Marco Liberatore, che era alla guida del mezzo uscito di strada, oltre al ferimento di A.C., A.A., A.L.U., A.R., M.M. e A.F., tutti atleti a bordo del Fiat Ducato che finì fuori strada al chilometro 129, lungo la Statale 17. L’udienza preliminare è stata fissata per il 4 febbraio 2016. Secondo il sostituto procuratore Aura Scarsella, la dirigente dell’Anas avrebbe «omesso la predisposizione di idonei sistemi di sicurezza atti a impedire ai veicoli, in caso di sbandamento, la fuoriuscita dalla sede stradale, con probabilità di impatto e capovolgimento». Il sostituto procuratore titolare dell’indagine ritiene, infatti, che «la presenza del guard rail, in concreto, avrebbe potuto eliminare o attenuare le conseguenze dannose dell’avvenuta deviazione dell’automezzo dalla propria mezzeria». Insomma, se ci fosse stata una protezione al lato del lungo rettilineo, che dagli Altipiani maggiori di Roccaraso e Rivisondoli porta in Valle Peligna, il pulmino non si sarebbe mai schiantato contro l’albero. Non tutte le famiglie dei ragazzi coinvolti si sono costituiti parte civile. «Abbiamo deciso di avviare questo procedimento giudiziario non per ricevere un ristoro economico», affermano, tramite il loro legale, l’avvocato Alessandro Margiotta, i familiari di Liberatore, «ma solo per fare in modo che queste tragedie non avvengano mai più. Quella strada è troppo pericolosa e nel corso degli anni tante persone hanno perso la vita andandosi a schiantare contro gli alberi che costeggiano l’Altopiano delle Cinquemiglia». Sulla stessa linea l’avvocato Alberto Paolini, che rappresenta due feriti: «Su quella strada ci sono stati già troppi morti e non sempre per colpa degli automobilisti». Il tragico schianto del pulmino contro un albero, letteralmente spezzato in due, nelle vicinanze della Casa cantoniera Anas, avvenne intorno alle quattro del pomeriggio del 18 gennaio 2014, in territorio di Rocca Pia. Dopo lo schianto il pulmino, con gli otto ragazzi a bordo, finì nella piccola scarpata. Sasà Di Padova, 15 anni, di Sulmona, morì sul colpo. Mentre Marco Liberatore, 20enne di Corfinio che era alla guida del mezzo, dopo aver lottato disperatamente, morì qualche giorno dopo nell’ospedale dell’Aquila a causa della gravità dei traumi riportati nell’incidente. I ragazzi, insieme ai dirigenti della squadra, erano di ritorno a Sulmona dopo aver partecipato a una manifestazione sportiva sulle piste da sci di Roccaraso, un torneo dimostrativo sulla stazione sciistica di Pizzalto. In quell’occasione avevano giocato una partita con una rappresentativa del Napoletano. Tre i pulmini su cui viaggiavano dirigenti e rugbisti. Uno fu quello che uscì di strada provocando la tragedia per la quale la dirigente Anas è sotto inchiesta.