Iscriviti OnLine
 

Pescara, 23/11/2024
Visitatore n. 740.933



Data: 10/10/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Le dimissioni del Sindaco di Roma - Renzi: «Marino ha fatto bene a lasciare». Per il premier «non c’erano alternative». Il primo cittadino “ritarda” le dimissioni e stasera sfogo in tv da Fazio

ROMA Le dimissioni le formalizzerà lunedì e solo allora comincerà il conto alla rovescia per il day after di Ignazio Marino. Nel frattempo nei palazzi della politica romana e del Pd c’è un certo timore per la possibile guerra di nervi che il chirurgo prestato alla politica potrebbe innescare prima di uscire di scena. Togliendosi diversi sassolini dalla scarpa e lanciando fendenti contro gli ex compagni di partito. È mattina quando Marco Causi, assessore al Bilancio, annuncia che le dimissioni di Marino, attese per giovedì sera sono arrivate e sono state «protocollate». Pochi minuti e la notizia viene smentita. «Qui non è arrivato nulla», dice la presidente d’Aula. Nel frattempo Sel, che pure è uscita dalla giunta, apre uno spiraglio, «Noi vogliamo portare avanti il programma», dice a sorpresa il capogruppo Perciola. E un brivido corre lungo la schiena dei dem. Marino ci sta ripensando? L’incertezza cresce, poi Cento (Sel) ridimensiona l’apertura del collega di partito e arriva la nota del Campidoglio: Marino formalizzerà lunedì 12 le dimissioni. Dunque salvo possibili colpi di scena Marino non sarà più sindaco a partire dal 2 novembre. Sulla testa dell’ormai ex primo cittadino che stasera sarà ospite di Fabio Fazio, piove anche un’altra tegola. Ed è pesante visto che viene dal Vaticano. «Ora la Capitale, a meno di due mesi dall’inizio del Giubileo, ha la certezza solo delle proprie macerie», scrive l’Osservatore Romano. Anche Matteo Renzi rompe il silenzio nelle sua rubrica sull’Unità oggi in edicola. «Credo che al punto in cui eravamo non ci fossero più alternative, Marino ha fatto bene a dimettersi, adesso chi vuole bene a Roma la smetta con le polemiche, come governo faremo tutto il possibile perchè il Giubileo sia un successocome l’Expo». La debacle della Giunta capitolina apre però scenari davvero difficili per la città eterna e per tutti i partiti, a partire dal Pd. Tra i democratici sono in molti a volere la testa di Orfini, il presidente del Pd, commissario a Roma, che fino all’ultimo ha cercato di salvare Marino. Ieri Orfini è stato da Renzi a Palazzo Chigi. Il segretario premier però ha zittito chi vuole aprire la resa dei conti nel partito. Ora c’è da gestire il Giubileo e c’è da trovare un commissario che riporti la Capitale al decoro nei trasporti e nella pulizia. Dobbiamo «rialzarci» ha detto il premier a Orfini. Quanto al M5S non pensino «di aver già vinto la battaglia» avverte. Palazzo Chigi inoltre smentisce di non voler celebrare le primarie per scegliere il candidato del Pd per il dopo Marino come lascia intendere la minoranza del Pd. «Le primarie saranno inevitabili, non possono bastare decisioni calate dall’alto», dice Roberto Speranza. «Non è questo il momento del toto-nomi», ora la priorità per il Pd «è recuperare con la città un rapporto di fiducia», ribatte indirettamente Orfini. Quando sarà il momento del voto, a maggio come invocano tutte le opposizioni o più in là, i democratici devono puntare su un nome di assoluto prestigio. L’identikit ancora non c’è. Circola di tutto e di più. Dario Franceschini, Paolo Gentiloni, Marianna Madia. Sempre che Franco Gabrielli, il prefetto che gestirà il Giubileo, non decida di candidarsi. In ogni caso il governo, conferma il sottosegretario De Vincenti, ha sbloccato 30 milioni di fondi per le opere. «Roma sarà pronta», assicura De Vincenti. Quanto al dopo Marino c’è tempo. I primi sondaggi del tutto informali fatti in queste ore convulse del resto si sono conclusi con una serie di risposte del tipo «sarei molto lusingato ma non me la sento». Hanno declinato l’offerta Giovanni Malagò e Gabrielli. E anche Raffaele Cantone, capo dell’Anticorruzione, non sembra affatto interessato. Anche il centrodestra appare diviso. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è pronta a scendere in campo e ha già avuto il sostegno di Matteo Salvini al quale però non dispiacerebbe neanche Alfio Marchini che a Roma ha già avuto un certo consenso con una sua lista civica. Ma Silvio Berlusconi frena. «Ci vuole un candidato unitario di tutto il centrodestra», avverte il Cavaliere. Del resto la vera sfida a Roma sarà con il M5S. I sondaggi dicono che se si votasse oggi sarebbero i grillini a governare la città. Molto dipenderà anche dalla scelta del candidato. Alessandro Di Battista, del direttorio, ha nuovamente smentito di volersi candidare sottolineando che per il M5S non contano i nomi ma le idee. E lo stesso ha dichiarato Roberta Lombardi: «Ne sarei molto onorata ma non posso».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it