PESCARA È un intreccio di sanità, politica e giustizia che mette uno contro l’altro il presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso e il consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari. D’Alfonso vuole un risarcimento danni di 200 mila euro da Pettinari per il caso del palazzo di via Rigopiano della Asl di Pescara, acquistato al triplo di quanto un imprenditore l’aveva pagato due anni prima. Un palazzo d’oro: è stato comprato dalla Asl a 2,8 milioni di euro, anche se cadente, e la ristrutturazione, come rivela la delibera 1.048 della Asl approvata il 28 settembre scorso, costerà altri 4 milioni. Il 24 novembre prossimo ci sarà la prima udienza nel tribunale di Pescara e sarà il giudice Federica Colantonio a decidere se Pettinari ha «riferito fatti non veri» o se, invece, ha fatto soltanto il suo lavoro di consigliere e controllore delle spese pubbliche della Regione. Tutto ruota intorno a quell’edificio venduto alla Asl dall’imprenditore Ermanio Cetrullo, 63 anni, titolare della società Pmc e nipote del parlamentare del Psdi Aldo Cetrullo. Cetrullo è anche il padre di Monica Cetrullo, avvocato di 29 anni già candidata alle ultime elezioni comunali con una lista di appoggio al sindaco Pd Marco Alessandrini (Pescara Insieme Bene Comune), raccogliendo 176 preferenze (seconda non eletta della lista). Cetrullo aveva pagato quell’immobile 900 mila euro, rilevandolo da un fondo di investimento, e l’ha ceduto alla Asl per 2,8 milioni. Pettinari, insieme al consigliere regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri, ha contestato l’operazione prima ancora che fosse conclusa. Poi, lo stesso Pettinari ha presentato un esposto che ha fatto scattare un’inchiesta: questa indagine, anche se nelle informative della squadra mobile si parla di «anomala plusvalenza», è finita in un vicolo cieco con il pm Mirvana Di Serio che ne ha chiesto l’archiviazione. Ma sul palazzo adesso c’è anche un’altra inchiesta, in mano al pm Anna Rita Mantini, che conta 4 indagati: sono il direttore generale Asl Claudio D’Amario, Cetrullo, il dirigente dell’ufficio Gestione del patrimonio della Asl Vincenzo Lo Mele e il responsabile unico del procedimento Luigi Lauriola. Si indaga per il presunto reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Cioè gli inquirenti hanno il sospetto che il bando sia stato fatto apposta per l’immobile di Cetrullo. E questa indagine, diventata nota dopo l’atto di citazione di D’Alfonso contro Pettinari, potrebbe influire sul processo civile. Sì perché, per ora, se la Asl va avanti con D’Amario che ha ordinato agli stessi dirigenti indagati di avviare la gara d’appalto per la ristrutturazione, anche gli inquirenti sembrano continuare sulla stessa linea ed entro la fine dell’anno il fascicolo potrebbe essere chiuso con la contestazione degli stessi addebiti. Ieri, il Centro ha parlato della delibera della Asl che segna un ulteriore passo in avanti dell’operazione: «Il palazzo», interviene Pettinari, «costerà 4 milioni di ristrutturazione per un totale di 7 milioni investiti per un edificio non necessario, essendovi locali inutilizzati di proprietà dell’azienda». Pettinari, poi, parla del contenzioso con D’Alfonso: «È contestata la conferenza stampa dove abbiamo annunciato queste spese. Abbiamo fornito ai cittadini informazioni che oggi, finalmente, leggono su ogni organo di stampa. Questa conferenza ha portato D’Alfonso a chiedermi un risarcimento per il danno di immagine di 200 mila euro. Abbiamo detto la verità allora e la continuiamo a sostenere, e oggi finalmente non siamo più gli unici». Per il presidente, invece, Pettinari avrebbe «trasformato in un attacco personale la vicenda per la quale non sono emersi elementi di irregolarità». Ma su quest’ultimo passaggio pende l’indagine bis ancora aperta. Per D’Alfonso, le dichiarazione di Pettinari l’avrebbero fatto passare come una «persona scaltra e avvezza a cambiare opinione secondo la comodità e il vantaggio del momento». Pettinari aspetta di parlare in udienza, intanto, dice: «Ci sono spazi vuoti nelle strutture ospedaliere e reparti in decadenza. Mettere in sicurezza quelle strutture, ripristinare gli uffici amministrativi nelle zone abbandonate. Questo avrebbe fatto un’amministrazione responsabile, con la metà dei soldi spesi per la famigerata palazzina. Questo avrebbe fatto il M5S”.