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Pescara, 23/11/2024
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11/10/2015
Il Messaggero
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Tasi-Imu, l’abolizione vale 5,3 miliardi Per l’agricoltura cancellazione parziale |
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ROMA Sale al di sopra dei cinque miliardi il conto dell’abolizione di Imu e Tasi sulle abitazioni principali, su terreni e fabbricati agricoli e sui macchinari cosiddetti “imbullonati”. Il governo si è impegnato a inserire queste novità nella legge di Stabilità e a compensare integralmente la perdita di gettito per i Comuni tramite un aumento dei trasferimenti. I contatti tra esecutivo e Anci sono in corso e si concretizzeranno in un incontro in calendario domani alle 12, dunque due o tre giorni prima della prevista approvazione della legge di Stabilità. Ma c’è già un consenso di massima sulle cifre in gioco. La totale esenzione dall’imposta per le abitazioni principali, compresa l’Imu per quelle di categoria A1, A8 e A9 (case di lusso, ville e castelli) vale 3,73 miliardi, mentre la cancellazione per il settore agricolo è quantificata in 806 milioni. Resta da definire con esattezza l’importo relativo agli imbullonati. Per i Comuni dovrebbe aggirarsi sui 700-800 milioni: si arriva in questo modo a 5,2-5,3 miliardi che lo Stato sarebbe chiamato a restituire ai bilanci degli enti locali. IMBULLONATI Quella degli imbullonati però è una partita complessa, perché nel corso degli anni i problemi sono nati proprio dalla difficoltà di individuare chiaramente i macchinari che non essendo assimilabili a immobili avevano il diritto di evitare il pagamento. Per questo il nuovo assetto dovrà passare dall’individuazione di una specifica categoria catastale, all’interno del gruppo D, per contraddistinguere i “veri” imbullonati. In ogni caso le mancate entrate per lo Stato risulterebbero un po’ superiori alle prime stime. Per questo sarebbe in corso una valutazione sull’opportunità di non assicurare un’esenzione totale all’agricoltura, ma operare qualche distinzione sulla base di fattori come l’altimetria, ampliando comunque l’attuale platea di coloro che non pagano. Quel che è certo è che il governo intende evitare, su un tema delicato e politicamente sensibile, qualsiasi equivoco comunicativo: una preoccupazione che la scorsa estate ha spinto Renzi ad accantonare la riforma del catasto ad un passo dal traguardo, nel timore che potesse causare o anche solo far balenare un inasprimento della pressione fiscale (il progetto dovrà però essere ripreso prima o poi visto che c’è uno specifico impegno con la commissione europea). In questo clima è ancora in bilico quella che sulla carta è solo un’operazione di semplificazione, ovvero unificare l’Imu con quel che resta della Tasi evitando il versamento con due distinti codici tributo. La Tasi, una volta esentate le prime case, sarebbe applicata solo agli altri immobili. Le norme prevedono che l’aliquota complessiva, Tasi più Imu, non superi il 10,6 per mille eventualmente maggiorato di un ulteriore 0,8: quindi il tetto massimo è l’11,4. Per garantire ai Comuni lo stesso gettito con una sola tassa, questa dovrebbe avere come limite proprio l’11,4 per mille, nominalmente più alto di quello dell’Imu. E questa operazione apparentemente pro forma potrebbe essere percepita già da sola come un incremento del prelievo, senza contare le scelte autonome dei sindaci: ad esempio quelli che non applicavano la Tasi su seconde case, negozi o uffici potrebbero essere tentati di sfruttare di più l’Imu. Ecco perché, per evitare anche solo il rischio di “sporcare” una mossa fondamentale nella strategia politica e comunicativa del premier, alla fine potrebbe prevalere l’idea di cancellare l’imposta su prime case, agricoltura e imbullonati e lasciare tutto il resto com’è, almeno per il prossimo anno.
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