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Pescara, 23/11/2024
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Data: 11/10/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Corretti i miei bilanci e ho lasciato un credito di 7 milioni». Albore Mascia ammette l’uso di fondi vincolati ma si difende «Dal Tribunale ai tagli dello Stato, affrontate enormi difficoltà».

«Si è strumentalizzata la relazione del Mef attribuendo all'amministrazione passata responsabilità che non ha». L’ex sindaco Luigi Albore Mascia ha attorno a sé molti esponenti delle opposizioni, da Marcello Antonelli a Carlo Masci a Guerino Testa, ma parla solo lui. Perché c’è ancora tanto da dire sui conti del Comune e sui bilanci pregressi finiti nel mirino del Ministero dell’Economia e finanza, con argomentazioni tecniche ma anche politiche: «Qui si sta cercando di mettere la polvere sotto il tappeto per nascondere un’inchiesta giudiziaria che ha a che fare con la salute dei cittadini». Quella, per intenderci, sulla mancata ordinanza estiva del divieto di balneazione che ha portato sul registro degli indagati il sindaco Marco Alessandrini e il suo vice, Enzo Del Vecchio. Mascia dimentica che su quei registri della procura c’è anche il suo nome, per la vicenda della City (la nuova sede del consiglio regionale). Un terreno sempre scivoloso, quando si agitano le procure. Ma questa è un’altra storia.
«RIPRISTINARE LA VERITA’» Intanto, per l’ex sindaco c’è da ripristinare la verità sui conti: «Non ci contrapponiamo alla relazione del Mef, ma vanno evidenziate le enormi difficoltà finanziarie che tutti gli enti locali sono stati costretti ad affrontare, soprattutto nell’interazione con i governi nazionali». L’ex sindaco ricorda che nel 2013 il Comune riesce ad approvare il bilancio di previsione ma senza sapere su quali risorse avrebbe potuto contare. Difficoltà che accomuna in quel periodo tutti i Comuni d’Italia. Ricorda inoltre che già nel 2010 la sua amministrazione decise di aderire volontariamente (uno dei primissimi casi sul territorio nazionale) alla sperimentazione del cosiddetto Bilancio armonizzato: «E la sperimentazione, lo dice la parola stessa, è priva di regole certe ma si regge solo su principi generali. Regole - aggiunge Mascia - arrivate solo nel 2014, come quella che consente di spalmare in 30 anni, e non in tre, i mutui contratti. Siamo stati la cavia e si sa che le cavie non fanno mai una bella fine nei laboratori». L’ex sindaco si sofferma anche «sull’atteggiamento irresponsabile» tenuto dall’attuale maggioranza (all’epoca sui banchi delle opposizioni) con l’ostruzionismo a oltranza in occasione dell’approvazione del bilancio 2013: «Su quello del 2015 noi abbiamo presentato zero emendamenti». Conferma poi l’utilizzo di risorse vincolate dai mutui per coprire le difficoltà di cassa dell’ente (una delle contestazioni del Mef), ma ricorda anche che di aver lasciato in eredità all’amministrazione Alessandrini non un buco di 7 milioni, ma un credito di pari importo che il Comune vantava nei confronti del Ministero della Giustizia per la copertura delle spese di gestione del tribunale: «Il secondo tribunale più grande d'Italia - sottolinea Mascia - dopo quello di Torino. Questo ha trovato Alessandrini. E se lo Stato si fa matrigno, ti strangola».

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