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Pescara, 23/11/2024
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16/10/2015
Il Messaggero
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Abolite le imposte sulla prima casa, stretta sugli statali canone tv in bolletta. Via libera alla manovra da 27 miliardi, ma potrebbe salire a 30 Renzi: «Tasse giù in maniera sorprendente». L’Iva non aumenta.
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ROMA È un Matteo Renzi decisamente di buon umore quello che illustra la manovra di finanza pubblica approvata ieri dal governo. Quasi gongolante. Ribattezza il provvedimento da «legge di Stabilità» a «legge di fiducia». Lancia lo slogan dell’Italia «con il segno più». Riconosce, al suo governo, il merito di essere il primo nella storia repubblicana ad aver abbassato le tasse «in maniera sorprendente» e «senza fregature», prima con gli 80 euro, poi con l’Irap, e adesso con la Tasi sulle prime case. Conferma che la manovra sarà di circa 27 miliardi, ma che se l’Unione europea darà il via libera all’Italia a far salire il deficit di altri due decimali di punto, fino al 2,4%, utilizzando la «clausola dei migranti», allora sarà possibile arrivare fino a 30 miliardi. Quei tre miliardi in più, in realtà, avrebbero per Renzi un’utilità marginale elevatissima. Gli permetterebbero di portare a casa sin dal prossimo anno, quella riduzione dal 27,5% al 24% delle tasse sulle imprese che per il momento è stato costretto ad accantonare fino al 2017. E che la misura sia stata messa da parte obtorto collo, lo dimostra che il taglio dell’Ires è comunque la prima misura indicata nelle slides che hanno sintetizzato in 25 tweet i 27 miliardi di misure, 17 dei quali saranno usati per scongiurare l’aumento di due punti di Iva del prossimo anno. Gli industriali, in realtà, non se la sono presa troppo a male per il rinvio. Il numero uno di Confindustria, mai troppo tenero con Renzi, ieri si è limitato a dire che date le condizioni, «è il massimo attualmente possibile». Insomma, un giudizio «positivo» sull’impianto della manovra. L’IMPIANTO Un impianto che nel consiglio dei ministri di ieri è stato sostanzialmente confermato. La Tasi sulle prime case sarà cancellata. Dal prossimo anno non si pagherà più. Su questo punto nessuna incertezza. Renzi, supportato dal ministro Pier Carlo Padoan, ha voluto chiarire anche una volta per tutte la filosofia di questo intervento. Durante gli anni della crisi, ha spiegato il premier, sono stati bruciati quasi un milione di posti, la metà dei quali nel settore delle costruzioni. Già questa sarebbe una ragione sufficiente. Ma in realtà il proposito del governo è anche un altro. Eliminare il dibattito politico su una singola tassa, che ha creato incertezza minando la fiducia dei cittadini. Se gli industriali questa volta si sono schierati a fianco del governo, i sindacati sono saliti di nuovo sulle barricate. Il giudizio sulla manovra è negativo. La Cgil ha parlato di una manovra con «quattro segni meno». Carmelo Barbagallo della Uil, ha parlato di aspetti negativi e positivi. Le questioni aperte sono del resto diverse. La prima è quella delle pensioni. La flessibilità in uscita generalizzata, che pure Renzi aveva annunciato, è stata rimandata a tempi migliori, si vedrà nel 2016 se sarà possibile fare qualche cosa. Il tema previdenziale è stato affrontato con misure considerate dai sindacati non risolutive. La settima salvaguardia per gli esodati, il rinnovo dell’opzione donna. L’unico giudizio parzialmente positivo è sull’innalzamento della «No tax area» per i pensionati, una misura che la Spi-Cgil da tempo chiedeva. Ma il tema più delicato per i sindacati è quello del pubblico impiego. C’è da scommettere che sulle misure inserite nella manovra, quando emergeranno con chiarezza, non ci saranno salti di gioia. Per il contratto degli statali il governo stanzierà solo 300 milioni di euro. Per di più questi soldi dovranno arrivare da tagli allo stesso comparto pubblico. Significa che alla fine i soldi per gli stipendi degli statali a carico del bilancio pubblico non dovranno aumentare. Questo risultato sarà ottenuto attraverso nuovi blocchi del turn over per i dirigenti e, probabilmente, in parte anche per tutti i dipendenti pubblici. E poi dalla cancellazione di posti con il taglio delle piante organiche nonché la riduzione dei premi e dei salari di produttività.
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