ROMA “Mo arriva un bus pe sostituì na navetta rotta che sostituiva la metro rotta”. E’ successo anche questo ma fa ridere davvero solo chi non era presente ieri alle 8 ad Anagnina e lungo la tratta della linea A fino ad Arco di Travertino rimasta bloccata fino a mezzogiorno.
Vite. Appuntamenti, impegni di lavoro, suoni di campanelle disattesi. Alle 8 c’era il mondo sotto la metropolitana: studenti e lavoratori, quelli che hanno un orario da rispettare, i minuti contati. Già normalmente rassegnati a viaggiare come sardine, già quotidianamente vittime dei disservizi del trasporto pubblico romano. Stavolta un treno che entrava in stazione ad Anagnina avrebbe abbattuto il tronchino probabilmente per un guasto ai freni, ha riferito poco dopo le verifiche Atac, l’assessore capitolino ai trasporti Stefano Esposito. «Avevo già detto che ci voleva fortuna e una preghiera ogni mattina, oggi sinceramente mi viene da piangere». E non aveva visto le file di passeggeri in processione al buio, in preda a panico e pianti, fatti scendere da due convogli: evacuati per motivi di sicurezza e costretti a camminare in galleria su una stretta banchina di fianco ai binari per 200 metri, fino a Cinecittà. E chissà se è salito in superficie, per assistere al bluff dei bus navetta, pochi, in ritardo, pure rotti. Ora dice «manca la manutenzione da dieci anni», ma in questi dieci anni va ricordato che i passeggeri di una metro costruita per 200 mila persone saranno diventati oltre il doppio.
LA RIVOLTA
Una lunga attesa, stretti nei vagoni, «parlavano di rallentamento, guasto, problema tecnico», poi l’ordine di scendere. Urla, proteste, liti, malori, l’arrivo dei carabinieri. «Pago l’abbonamento, non è giusto». Mentre ad Anagnina scoppiava la rivolta davanti all’ennesimo blocco della metro, i passeggeri costretti a sfilare in galleria postavano su twitter foto e video del disastro («Attenti, il marciapiede è stretto e forse non dovevano farci scendere»). Altri immortalavano la folla in attesa di una navetta. Vite sospese, impegni persi, ansie moltiplicate. In una città con il Giubileo alle porte e un sindaco dimissionario, una fetta importante di trasporto si è bloccato ancora per oltre quattro ore. «Come faccio a raggiungere Termini?», «come arrivo ad Anagnina?», spaesati, i viaggiatori senza mezzi chiedevano al giornalaio di Arco di Travertino. Liliana è scesa a Subaugusta, alle 8, «mi hanno detto di risalire che sarebbero arrivate le navette. Sì, dopo 30 anche 40 minuti e pienissime. Ne ho aspettate sette. C’era un traffico infernale e dopo pochi metri a Giulio Agricola la navetta si è rotta». «Era impossibile salire sulle navette - ricorda Jorge - ho preso un pullman che andava a Ciampino, qui un treno regionale, da Velletri portava a Termini. E poi la linea B, verso Circo Massimo: avevo un corso all’Accademia di danza, sono arrivato un’ora e mezza dopo». Una convinzione comune, a parte i disagi: «Roma non si può più permettere una situazione del genere, c’è sempre qualcosa che non va. E se succede qualcosa di grave? Non è sicura questa metro», riflette Mario Cartini.
APERTE DUE INCHIESTE
Atac ha attivato due commissioni di indagini. E fatto sapere che «un treno in manutenzione in manovra sul piazzale del deposito di Osteria del Curato, per ragioni ancora da accertare, si è immesso sul tronchino di manovra ed ha raggiunto il binario morto in galleria, dove si è fermato dopo l'impatto con i respingenti. Nessuna conseguenza per il personale». Il Codacons annuncia un esposto in procura per truffa aggravata. Ma c’è forse un errore umano dietro il blocco di buona parte della linea A. «Alla guida - denuncia Renzo Coppini segretario regionale sindacale Sul comparto trasporti - non c’era il macchinista ma un capotecnico, cioè chi controlla le segnalazioni dei macchinisti in officina. Col nuovo accordo siglato a luglio possono portare i treni in partenza in prossimità dei binari senza passeggeri a bordo, prima quel tipo di lavoro lo faceva solo il macchinista. Sono manovre delicate, è anche una questione di sicurezza». Guasti, disagi, incidenti, quasi ogni giorno. Troppi.