ROMA Possibilità di accedere all’opzione donna solo per un anno in più, salvaguardia per altri 31.000 lavoratori “esodati”, piccola riduzione dell’Irpef per i pensionati ma solo a partire dal 2017. Il capitolo della legge di Stabilità che da varie angolazioni tocca il mondo della previdenza si conferma di taglio minimalista: non c’è un intervento sui meccanismi sulla legge Fornero ma solo il prolungamento di alcune particolari tutele già esistenti con l’aggiunta di un meccanismo, quello del possibile ricorso al part time in prossimità dell’accesso alla pensione, che dipende comunque dall’accordo tra lavoratore e datore di lavoro. Siccome però anche queste novità vanno finanziate, la manovra torna su un tema delicato, quello dell’indicizzazione delle pensioni (oggetto della recente sentenza della Corte costituzionale): il meccanismo di taglio della rivalutazione, stabilito a suo tempo dal governo Letta fino al 2016, verrà prorogato fino al 2018. La legge di Stabilità, come ha spiegato il ministro del Lavoro Poletti, dovrebbe essere l’occasione per chiudere la lunga e spinosa questione degli esodati. La nuova salvaguardia - è la settima - riguarda complessivamente 26.300 persone: costerà circa 1,5 miliardi nel corso degli anni, di cui 213 milioni nel 2016. Inoltre viene messo in campo il rifinanziamento per 5.000 persone coinvolte nelle precedenti operazioni di tutela e rimaste senza copertura: in questo modo il totale dei salvaguardati arriva a quota 172 mila.
LA RIFORMA DEL 2004Riguarderà invece 36 mila lavoratrici, sempre in base alle informazioni fornite da Poletti, il prolungamento della cosiddetta “opzione donna”. Si tratta di una possibilità inserita nella riforma Maroni-Tremonti del 2004: alle lavoratrici era data la facoltà di accedere alla pensione con 57 anni di età e 35 di contributi (58 se autonome) per sfuggire all’innalzamento dei requisiti per il trattamento di anzianità. In cambio però l’assegno sarebbe stato calcolato con il sistema contributivo, dunque con una possibile decurtazione fino al 30 per cento. L’offerta, inizialmente accolta solo da poche persone, è diventata più appetibile quando la legge Fornero ha innalzato ancora di più i requisiti di uscita. La legge specificava che l’opzione sarebbe terminata nel 2015, ma una circolare dell’Inps (ispirata dal ministero dell’Economia) ne ha ristretto l’applicazione imponendo che i requisiti fossero maturati entro l’anno precedente, in modo da permettere poi nei dodici mesi successivi l’uscita effettiva con il vecchio meccanismo delle “finestre”. Ora si torna all’interpretazione più tollerante: entro il 2015 devono essere maturati i requisiti (nel frattempo quello di età è cresciuto di tre mesi) e il pensionamento può avvenire anche più tardi. Di fatto viene concesso solo un altro anno di tempo, sebbene il comunicato di Palazzo Chigi parlasse invece di una possibile proroga fino al 2016.
LA CLAUSOLALa maggiore spesa per l’opzione donna sarà coperta anche con il prolungamento fino al 2018 del meccanismo di perequazione delle pensioni in vigore fino al 2016, che prevede una rivalutazione al 100 per cento per le pensioni fino a tre volte il minimo Inps e poi decrescente al 95, al 75 al 50 e al 45: una scaletta più generosa di quella bocciata dalla Consulta ma comunque penalizzante rispetto alla norma preesistente. Per Poletti si tratta di una «clausola di salvaguardia» che scatterebbe solo in caso di necessità, ma la misura è presente in forma esplicita nelle bozze del provvedimento. Partirà infine dal 2017 la riduzione dell’Irpef per i pensionati (salutata comunque con favore, sul fronte sindacale, dalla Spi-Cgil). Quelli di età superiore ai 75 anni si vedranno portare la cosiddetta no tax area al livello dei lavoratori dipendenti (8.000 euro di reddito annuo) mentre quelli relativamente più giovani arriveranno ai 7.750 oggi riconosciuti agli ultrasettantacinquenni. Il beneficio può valere fino a circa 150 euro l’anno.