«A questo gico al massacro non ci sto. Quereleremo tutti quelli che hanno scritto cose aberranti senza nemmeno essere andati a guardare le carte. È in atto un disegno che non intendo più tollerare». L’ad (dimissionario) di Atac, Danilo Broggi, di solito calmo e pacato, rompe gli indugi. Denuncia un «disegno», volto a colpire l’azienda dei trasporti romana e ribatte: «Sostenere che il 90% degli appalti è stato affidato senza bando pubblico è folle. Stiamo scherzando? È esattamente il contrario. Adesso basta. È mio dovere difendere l’azienda».
L’assessore alla Mobilità, Stefano Esposito, ha twittato: "In #Atac qualcuno continua a non capire che il tempo dei ladri sta scadendo". Si sente di far parte di una banda di ladri?
«Assolutamente no. Non siamo ladri. In Atac ci sono tredicimila persone che lavorano e c’è un sacco di gente perbene. Non so quali siano gli intenti che ci stanno dietro, ma è evidente che c’è un disegno. Non si capisce come improvvisamente sia iniziato questo massacro. Prima c’era la storia dei biglietti falsi che è durata mesi e mesi, adesso questi dati sbagliati sugli appalti. Ogni volta ce n’è una. Come ho detto, adesso cominceremo a querelare. I problemi sono altri, a partire dagli investimenti non fatti, la governance dell’azienda e i soldi che ci deve la Regione».
Quindi i dati contestati dall’Anac sono tutti sbagliati?
«Ancora?! L’Anac non contesta nulla, ci ha fatto tutta una serie di richieste a cui risponderemo nei tempi previsti».
Ma chi sostiene che in Atac da cinque anni non si fanno gare?
«Anche un normale cittadino capirebbe che si stanno dicendo sciocchezze, è come dire che gli elefanti hanno iniziato a volare».
È corretto dire che il 90% degli appalti è stato affidato senza bando?
«Non è corretto. Lo si capisce, e lo abbiamo spiegato oggi (ieri,ndr), che il valore tra i bandi “aperti” e le procedure negoziate fatte tramite la piattaforma on line, superano il 90 per cento del valore degli appalti. Ciò vuol dire che gli affidamenti diretti sono del tutto residuali».
Come stanno allora le cose?
«Nei mie due anni di amministrazione ho molto incrementato le gare aperte. La parte di procedura negoziata è completamente online. Ma sono gare, tutte tracciate. C’è la più alta trasparenza possibile. Questo strumento online garantisce la più ampia partecipazione di soggetti. Soprattutto permette di avere la partecipazione di fornitori medio-piccoli. I cartelli, invece, si formano se si chiamano solo i grandi. C’è un albo fornitori a cui ci si può iscrivere. Vince chi fa l’offerta più bassa. Non c’è alcuna discrezionalità».
Vi contestano anche di non rispettare gli importi per cui è obbligatorio un bando pubblico.
«Siamo i primi a rispettare le soglie. Si può pensare che in Atac siano tutti ignoranti o in malafede? Ora stiamo veramente esagerando».
Però avete acquistato un pennello a 201 euro. Non è vero?
«Se io le dico che ho alzato di molto il numero delle gare e ho anche mandato a casa un paio di persone alla direzione acquisti è chiaro che qualche problema lo avevo visto e sono intervenuto. Quel pennello è stato acquistato nel 2011. Io sono arrivato nell’agosto 2013. Poi è ovvio che un amministratore delegato non può guardare ogni singola gara. Noi facciamo acquisti per 300 milioni l’anno, non esiste che si crei un teorema su un pennello».
L’assessore Esposito ha portato un dossier di 100 pagine in Procura. È preoccupato?
«Di dossieraggi ne ho visti tantissimi in questi anni, tra lettere anonime e messaggi in codice. Qui contano i fatti, noi daremo il più ampio "disclosure" (trasparenza, ndr) delle cose fatte. Siamo totalmente sereni. E aggiungo che con la Procura di Roma abbiamo in questi due anni collaborato strettamente».
Prima parlava della Regione. Perché non avete messo in bilancio i 600 milioni di crediti che vi deve?
«Non è così. Nel bilancio abbiamo tutto il credito nei confronti della Regione che ammonta a circa 670 milioni. Ne sono stati svalutati quasi 500 perché sono diversi anni che la Regione non paga gli oneri derivanti dal contratto nazionale del lavoro. E Atac gli ha fatto causa. È un problema politico perché questi soldi prima o poi la Regione li dovrà dare».
Il dg Micheli si è dimesso dicendo che Atac è ostaggio di lobby politiche. Lei si è dimesso dopo che Marino ha chiesto la sua testa. Ora che anche il sindaco si è dimesso, ritirerà le sue di dimissioni?
«Non è vero che il sindaco ha chiesto la mia testa. A giugno ho avuto un incontro con lui e gli dissi che me ne sarei andato per motivi personali perché ritenevo concluso il mio mandato. Avevo detto che mi sarei dimesso all’approvazione del bilancio e così ho fatto».
Quindi, non ci ripensa?
«No, le mie dimissioni sono irrevocabili. L’attuale cda formalmente è ancora vigente ma spero che affronti quanto prima questo problema di governance».