Per cambiare il tasto "R" da una tastiera sono stati spesi 78 euro, mentre per le nuove divise quasi 14 milioni di euro. Sono due delle 20mila commesse affidate tra il 2011 e il 2015 da Atac a imprenditori privati. Appalti scandagliati dall’Anac che in settimana finiranno nel fascicolo d’indagine aperto dalla Procura della Repubblica di Roma. Perché stando al presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, non ci sarebbero stati in tutti i casi gare pubbliche ma procedure negoziate senza pubblicazione del bando. Una specie di affidamenti diretti che, stando ai conteggi, sarebbero oltre il 90% dei casi. Immediata la reazione di Atac: «Sono molti quelli che confondono affidamenti diretti con procedure negoziate, mostrando di ignorare persino la differenza fra le due fattispecie, e con ciò contribuendo a generare la percezione di un malaffare strisciante nella gestione dell’azienda». Aggiungono che «tra luglio 2013 e agosto 2015 sono state pubblicate complessivamente 5.327 gare per un valore pari a 536 milioni 42mila euro, con aggiudicazione ad un ribasso medio di circa il 26%. Atac conferma che dai primi riscontri sulle tabelle emerge che il dato medio degli affidamenti diretti è minore dell’1%». Inoltre, fanno sapere dalla municipalizzata, che il 90% delle procedure sono state negoziate (le quali hanno comunque una pubblicazione del bando su internet), ma l’importo di questo 90% è pari al 10% di tutti gli affidamenti che fa Atac.
Di certo, però, c’è che tra le commesse ce ne sono alcune che, ad un primo sguardo, appaiono quantomeno anomale. È così per il sedile di un conducente di un autobus sembra siano stati pagati 90mila 424 euro. Oppure 1.350 euro spesi per l’acquisto di crema per le mani. Poi ci sono le prestazioni sanitarie divise in più appalti: 1 milione 861mila 500 euro per le «visite di assunzione, revisione e contestuali accertamenti di sostanze stupefacenti nel corpo per il personale con mansioni di autista, macchinista e conduttore» e 937mila 500 euro per «accertamenti tossicologici e problemi di alcol». Non mancano l’acquisto di notebook per 14mila 590 euro, macchina fotografica da 430 euro, porta carte da 230 euro. Inoltre, risultano esserci anche appalti in «procedura negoziata» ma «senza pubblicazione del bando». E il caso di uno del valore di 273mila 148 euro relativa alla «manutenzione straordinaria delle recinzioni nella stazione di Ostia Antica della durata di 300 giorni». Atac «conferma ancora una volta la piena disponibilità a collaborare, con la massima considerazione per il ruolo che svolgono, con le istituzioni chiamate a far chiarezza sui comportamenti dell’azienda». Tuttavia dubbi sulla bontà delle scelte aziendali sono stati sollevati anche dall’ex assessore ai Trasporti, il senatore Pd Stefano Esposito, che ha depositato in Procura un dossier di un centinaio di pagine. Un documento in cui sarebbe illustrato un presunto «sistema illecito». Di fianco all’accertamento sull’affidamento degli appalti, inoltre, la Procura intende verificare anche il grave deficit economico in cui è piombata Atac, con un debito da 1,5 miliardi di euro. Una voragine che la Procura intende analizzare dopo che sono stati sollevati dubbi dai revisori contabili. Perché, tra l’altro, risulta un deficit pari a 141 milioni per il 2014, mentre un passivo di 58 milioni nei primi mesi del 2015. A questo si aggiunga il crollo della bigliettazione (-10%) e dei parcometri (-12%).