BARI. L’ex amministratore unico di Aeroporti di Puglia Domenico Di Paola è indagato per truffa e falso nell’inchiesta della magistratura barese sul contratto di marketing da 30 milioni di euro sottoscritto nel 2009 con la società concessionaria della pubblicità per Ryanair. Questi gli esiti dell’indagine delegata dal pm Luciana Silvestris alla guardia di finanza.
Stando all’ipotesi investigativa, messa nero su bianco in una relazione depositata in Procura, i fondi europei che dovrebbero servire per la promozione turistica in base a un accordo del 2009, transiterebbero attraverso la società Aeroporti di Puglia nelle casse di una società di Ryanair (la Airport Marketing services limited), come fosse pubblicità, e rientrerebbero alla società aeroportuale come pagamento dei servizi aeroportuali.
I soldi, in pratica, sarebbero serviti a promuovere l'immagine della Puglia inserendo dei banner pubblicitari all'interno del sito Internet della compagnia.
Un meccanismo, quello dei soldi pubblici che finiscono nelle casse del privato, che si ripete sempre uguale praticamente in tutti gli scali che ospitano la compagnia irlandese. Abruzzo compreso (qui non c’è alcuna inchiesta della magistratura).
Come aveva ricostruito PrimaDaNoi.it, per esempio, la Saga, società che gestisce lo scalo regionale, nel corso degli anni avrebbe girato una montagna di soldi alla società irlandese, circa 40 milioni di euro in tutto, 1 milione all’anno circa solo per il banner pubblicitario.
I contratti con Ryanair sono stati stipulati senza gara di appalto, non sono stati vagliati dal Cda di Saga, pare che non siano conosciuti ufficialmente nemmeno in Regione e nel 2014 sono stati tutti rinnovati per altri due anni sempre senza gara di appalto dall’ex presidente Laureti.
Il primo è stato firmato nel 2009, lo stesso anno del contratto di marketing sotto accusa in Puglia.
Una situazione fortemente esplosiva perché nel caso in cui autorità italiane o la stessa Commissione Europea dovessero attestare la veridicità delle tesi i soldi versati agli irlandesi dovrebbero essere restituiti dalla società e in mancanza sarà lo Stato (e poi la Regione Abruzzo in questo caso) a doverli sborsare con conseguenze ben immaginabili.
Le regole sugli aiuti di Stato sono chiare ed è possibile erogarli a condizioni ben chiare e limitate e di solito per avviare nuove tratte mentre è vietata la sponsorizzazione e dunque il pagamento sistematico di incentivi e sponsorizzazioni. Il rischio che c’è è quello di aver drogato il mercato, estromesso i piccoli operatori, azzerato la concorrenza e agevolato il privato.
E tornando all’inchiesta pugliese il sospetto degli investigatori è che quei fondi europei destinati dalla Regione alla promozione turistica del territorio pugliese abbiano in realtà mascherato aiuti alla compagnia irlandese. Il fascicolo d’inchiesta della Procura di Bari riguarda anche la proroga del contratto, altri 85 milioni di euro, sottoscritto nel 2014 da Aeroporti con Ryanair.
«Se un magistrato mi dovesse chiamare, io comunque gli farei sapere che ne valeva la pena», ha detto Di Paola alla stampa pugliese dopo aver appreso dell’avviso di garanzia. «Si è rivelato fondamentale propagandare la Puglia sul sito di una compagnia low cost come quella irlandese che conta 15 milioni di accessi. Tutto questo, oltre a dotare gli aeroporti pugliesi di nuovi hub e terminal, ha portato un impatto sull'economia di circa il 4-5% del Pil annuo, con complessivi 5-6 miliardi di euro di ricchezza nel comparto turistico. La gente deve sapere che bisogna continuare a rimettere al centro dell'agenda politica lo sviluppo degli aeroporti»
Prima di firmare il contratto con Ryanair, Aeroporti di Puglia ha inviato alcune mail ad altri operatori invitandoli a una manifestazione d'interesse. Ed è questo il passaggio più delicato dell'inchiesta, come riporta Repubblica di Bari, perché scorrendo l'elenco dei destinatari dell'invito di Aeroporti di Puglia, i militari del nucleo di polizia tributaria hanno scoperto come mancasse proprio Ryan-Ams. Ovvero la società che alla fine si è aggiudicata i finanziamenti.
Il contratto, dice la procura, potrebbe essere stato un modo per aggirare le severe norme comunitarie che vietano gli aiuti di Stato alle imprese.
«Qui in Italia sembra che ci siano sempre delle inchieste in corso», e comunque «non parliamo pubblicamente degli accordi commerciali confidenziali» ha risposto invece ai giornalisti pugliesi David O'Brien, chief commercial officer di Ryanair.
La compagnia non gradisce dunque parla pubblicamente di tutto quello che non sia strettamente attinente al turismo ma sa che i rischi che corre sono alti.
Ne sanno qualcosa i francesi: nei mesi scorsi, infatti, la Commissione europea ha denunciato alla Corte di giustizia dell’unione il governo francese per non aver richiesto a Ryanair e Transavia (compagnia olandese) la restituzione di quasi 10 milioni di euro in aiuti e sussidi pubblici illegali e anticompetitivi.
Nell’estate 2014 Bruxelles ha ordinato alla Francia di reclamare gli aiuti forniti ai due vettori per avviare le operazioni sugli scali di Pau, Nîmes e Angoulême. Quasi tutti a carico di Ryanair, che nel frattempo ha anche abbandonato Angoulême. Ma 430mila euro ha ricevuto anche Transavia, controllata di AF. Gli aiuti come di consueto sono stati erogati in accordi commerciali e di marketing con gli aeroporti, che hanno ridotto il costo dei loro servizi per i due vettori.