Il vicepresidente del Csm, ospite della tappa pescarese del festival, dice che la repressione non basta più. Ammette che dopo Mani pulite gli sforzi di contrastare il fenomeno sono stati fallimentari e che anche all'Aquila ci sono stati tentativi di infiltrazione della criminalità. Ma si dice fiducioso sul futuro. Ed elogia l'operato della procura di Roma. Su Marino: "E' una persona onesta"
PESCARA - L'illegalità che frena la crescita del Paese. L'abruzzese Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura - ed ex sottosegretario all'Economia - faccia a faccia con il giornalista Attilio Bolzoni. Uno deglli appuntamenti di Repubblica delle idee per riflettere sul fardello che pesa sull'Italia, nonostante inchieste e arresti. Una giornata che ha visto anche l'intervento del procuratore di Torino, Armando Spataro - con Liana Milella e Piero Colaprico - con un affondo sui tentativi di limitare le intercettazioni. E l'incontro sull'Aquila, con Giuseppe Caporale, Michele Smargiassi e il fotografo Gianni Berengo Gardin, che ha raccontato il capoluogo abruzzese prima e dopo il sisma.
"Non è solo più un fatto criminale, il malaffare", è l'esordio di Legnini, "ma un fenomeno che ha un impatto sul Pil - Confindustria lo stima intorno allo 0,6-0,7 per cento - pesa sull'appeal del nostro sistema rispetto agli investimenti esteri, sul gettito dell'erario. Quindi il contrasto alla corruzione coincide anche con lo sforzo del nostro Paese di tornare a crescere".
Il costo della corruzione - aggiunge Bolzoni - sfiora i 70 miliardi in Italia, che è una cifra pari alla metà di quella europea. Che Paese siamo? Qual è la linea sulla prevenzione?
Per Legnini è impossibile definire l'impatto preciso di un fenomeno sommerso come quello della corruzione, che ha assunto forme molteplici, si insinua nei mille rivoli delle spesa pubblica. Certo, dopo Mani Pulite i tentativi di arginarla si sono rivelati un fallimento. Il malaffare è diventato più pericoloso, tendendo a dilatarsi come dimostrano Mafia Capitale, l'Aquila, il Mose a Venezia, fenomeni peraltro diversi. Secondo il numero due del Csm, comunque, la battaglia può essere vinta. E la grande novità è il riequilibrio tra prevenzione e repressione: "Per molti anni si è insistito sul contrasto, oggi finalmente si è scelto di ideare strumenti diversi con l'Anac, e un sistema di norme che conducono verso la responsabilizzazione dell'impresa. Talvolta introdotte per legge, altre volte per via regolamentare". E invoca l'interdizione a vita dalle gare d'appalto per gli imprenditori corrotti e il licenziamento dei funzionari condannati.
Legnini ritiene che anche all'Aquila - dove sono stati spesi 14 miliardi dopo il sisma - forze dell'ordine e magistrati abbiano dato una prova di efficacia. "E' emerso un coinvolgimento di funzionari pubblici, c'è stato un tentativo molto serio di infiltrazioni criminali, ma in parte sono stati arginati. La parte più delicata - insiste Legnini - riguarda la ricostruzione privata: lì la persona da corrompere non è il funzionario pubblico ma è l'amministratore di condominio, il proprietario che gestisce quelle risorse. Estendere la disciplina pubblica all'appalto privato avrebbe conseguenze negative, con una burocratizzazione del sistema. Ma una parte delle norme può essere recepita, ad esempio assimiliando l'amministratore di condominio al funzionario pubblico". E sul capoluogo abruzzese conclude: "La guardia comunque non può essere abbassata, anche perché la ricostruzione non è conclusa, ma durerà per almeno otto, nove, dieci anni".
La cultura dell'emergenza spesso aiuta il dilagare della corruzione, incalza Bolzoni. "Può essere anche il caso di Expo?". Per Legnini su Expo - salvo sorprese - c'è stata una duplice azione efficace sia per la prevenzione che per la repressione. Ma sicuramente l'enorme dilatazione degli strumenti emergenziali va combattutta: "Una volta bastava un decreto del cdm per definire qualsiasi evento come 'grande evento'. Poteva diventarlo anche una visita del Papa. Per fortuna, a partire dal governo Monti, questa pratica è stata interrotta. Ma dobbiamo tenere presente che ci sono emergenze vere, che richiedono interventi urgenti, come ci viene spesso sollecitato dalla Protezione civile. Negli anni prossimi bisognerà far crescere la cultura della legalità anche negli interventi emergenziali".
Infine, il capitolo Roma. Per Legnini c'erano già avvisaglie di quanto sarebbe accaduto con Mafia capitale. Per il vicepresidente del Csm - che tra luglio 2013 e settembre 2014 si occupò dei problemi finanziari del Comune per conto del governo - quel mare di società partecipate e affidamenti erano un sintomo molto chiaro. Parole di lode poi per l'operato della magistratura roma: "Quest'inchiesta rappresenta un esempio di come bisogna condurre un'indagine". E su Marino, una frase significativa: "Lo conosco. è una persona onesta".