PESCARA Mentre la politica abruzzese ha appena finito di protestare per l'accorpamento di prefetture, questure e comandi provinciali dei Vigili del Fuoco (il ministro Madia ha detto che la black list non c’è, Teramo e Chieti sono salve, dunque) entro il 2016, il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria Abruzzo-Molise con sede a Pescara, chiuderà definitivamente i battenti a dicembre venendo accorpato al Lazio.
IL DECRETO DI LUGLIO
Lo impone ancora una volta, uno dei tanti capitoli della spending review del Governo, attraverso un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri in vigore dallo scorso 14 luglio. Un taglio, quello esercitato su una struttura di proprietà che non rappresenta costi per lo Stato, che per contro rischia di procurare non pochi disagi ai circa 2 mila detenuti reclusi nelle undici carceri presenti a L'Aquila, Avezzano, Chieti, Lanciano, Sulmona, Pescara, Teramo, Vasto, Campobasso, Larino e Isernia: "I servizi - avvertono alcuni funzionari del Provveditorato abruzzese - relativi agli aspetti sanitari, al ruolo del volontariato, alla formazione scolastica e professionale dei reclusi, vengono quasi esclusivamente finanziati tramite l'apporto degli enti locali che, con l'accorpamento al Lazio, verrebbe a mancare limitandone l'erogazione".
IL FRONTE SICUREZZA
E con la chiusura, si temono problemi anche sul fronte della sicurezza: "Il Provveditorato regionale di Pescara - aggiungono - agisce da raccordo con le altre sedi, per il trasferimento dei detenuti nelle carceri italiane e autorizza il loro transito sul nostro territorio. Dopo la sua chiusura, dalle Marche alla Puglia non ci sarà assistenza sul territorio". A Roma probabilmente hanno fatto bene i conti dei costi ma nella pratica qualche problemino in più andrebbe valutato. L’esempio più lampante: in Italia, paradossalmente, è il carcere dell'Aquila a ospitare più detenuti in regime di 41 bis (il carcere duro per detenuti coinvolti in vicende di criminalità organizzata), quello di Sulmona a ospitare più reclusi in alta sicurezza e quello di Vasto ad essere il più grande: "Altri Provveditorati regionali - lamentano i dipendenti - con la stessa popolazione carceraria abruzzese, rimarranno comunque operativi in virtù della maggiore vicinanza espressa dai rispettivi esponenti politici locali".