Tra febbraio e marzo aveva scarrozzato su e giù per l’Abruzzo il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, sollevando un nuvolone di polemiche. Da ieri è nuovamente nella bufera, questa volta non politica, ma giudiziaria. L’elicottero blu, Agusta Westland A119 Koala, a bordo del quale il governatore è stato più volte immortalato, è sotto sequestro nell’ambito di un’inchiesta della procura di Pescara e del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della guardia di finanza, coordinato dal colonnello Francesco Mora, per una evasione fiscale da quattro milioni di euro e mancati versamenti Iva per due. L’indagato è l’imprenditore petrolifero Lucio Petrocco, ex consigliere provinciale sino a qualche mese fa anche presidente provinciale di Forza Italia. Deve rispondere di omesso versamento Iva ed emissione e annotazione di fatture false. Conivolta nell’inchiesta, coordinata dal pm Barbara Del Bono, anche la moglie Stefania Pelini. Oltre all’elicottero, custodito a Civitaquana in un hangar adiacente alla sede della Ecopetrol, la principale fra le società di famiglia, sono stati sequestrati anche una Porsche AG 997 Turbo e 15 conti correnti bancari.
L’IMPERO DI FAMIGLIAPer l’accusa, si tratta dei proventi dell’evasione che poi l’imprenditore gestiva con quanto lucrato dall’utilizzo di fatture false. Le indagini, che hanno portato anche al sequestro di 15 conti correnti bancari, hanno preso il via in seguito a verifiche fiscali nei confronti di tre società: la Ecopetrol, la Helieco e la Ecosaica, tutte con sede a Civitaquana e tutte riconducibili al medesimo gruppo familiare con interessi nel settore della manutenzione e della bonifica dei serbatoi per impianti di distribuzione e raffinazione di idrocarburi. Le verifiche, partite dall’incrocio delle banche dati e da un attento controllo economico del territorio, hanno permesso di appurare che sono stati sottratti a tassazione redditi per oltre 4 milioni di euro, oltre ad un’evasione di Iva per quasi 2 milioni di euro. Accertamenti che hanno fatto scattare la denuncia dei legali rappresentanti delle società controllate per omesso versamento di imposte. Le successive indagini hanno consentito di chiarire che l’imprenditore dominus delle aziende, ossia Petrocco, utilizzava una delle tre società, la Helieco, creata ad hoc, esclusivamente per gestire beni di lusso acquistati con i proventi dell’evasione fiscale, «sostenendo i costi con le provviste di denaro create tramite false fatture emesse ed annotate dalle società del gruppo a fronte di prestazioni di servizio in realtà mai eseguite», spiegano gli investigatori.
Al termine dell’attività ispettiva il gip Gianluca Sarandrea ha dunque disposto il sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie e dei beni degli indagati per quasi due milioni di euro. Tra i beni di lusso sequestrati spiccano appunto la Porsche e l’elicottero, utilizzati dall’imprenditore e dai suoi familiari. Quando non impegnati per missioni, diciamo, istituzionali. Come accaduto nel febbraio scorso per i voli di D'Alfonso, nel giorno di San Valentino, a San Gabriele dell’Addolorata e poi a Villa Celiera e Civitella Casanova, entrambe colpite da fenomeni franosi. E come dichiarato dallo stesso Petrocco, all’epoca dei fatti presidente provinciale di Forza Italia, durante le polemiche roventi con i suoi colleghi di partito proprio per quella vicenda.
Le reazioni. Imbarazzi a destra e manca tra no comment e sarcasmo.
Quello dei passaggi in elicottero offerti da Lucio Petrocco al presidente della Regione, fu il caso politico che nell’inverno scorso creò più imbarazzi all’interno di Forza Italia che nel Pd di Luciano D’Alfonso, dove pure non mancarono i mugugni. Qualche settimana dopo l'imprenditore si dimise autonomamente dalla carica di segretario provinciale del partito, senza essere trattenuto dalla giacca dal coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, che lo rimpiazzò con Carlo Masci. E oggi che l’elicottero presidenziale è finito sotto sequestro per un’inchiesta su reati fiscali l’imbarazzo è ovviamente ancora maggiore, anche se Pagano preferisce non fare da sponda alla fronda interno del suo partito: «Non sento Petrocco da mesi, visto che non è più coordinatore provinciale di Forza Italia, ma la mia fiducia e la stima nei suoi confronti non sono mai venute meno. Spero che riesca a chiarire presto la vicenda che oggi lo riguarda come imprenditore. Quanto alla storia dell’elicottero, fu un episodio strumentalizzato e sul quale si sollevò un inutile polverone».
Sui passaggi aerei offerti a D’Alfonso da Petrocco la pensavano invece diversamente in quei giorni altri esponenti di Forza Italia, come il capogruppo in consiglio regionale, Lorenzo Sospiri e il presidente della commissione di Vigilanza, Mauro Febbo. Quest’ultimo arrivò a chiedere addirittura le dimissioni di Pagano. Oggi che si parla di tasse Sospiri si limita a un «no comment», mentre Febbo si affida al sarcasmo: «Sono preoccupato per l’Abruzzo che non potrà vedere il suo presidente raggiungere i luoghi colpiti da alluvioni e dissesti, poiché "l’elicottero del cittadino di buona volontà abituato alla militanza civile", è con le pale ferme. Sono meno preoccupato per Pagano che ne è sceso in tempo».
Anche D’Alfonso evita, quasi infastidito, ogni commento sulla vicenda del febbraio scorso che oggi viene inevitabilmente associata alle disavventure giudiziarie dell’amico imprenditore: «E cosa volete che commenti?». Eppure, in quei giorni, fu un putiferio. «L’eli-autista di D'Alfonso non mi rappresenta», scriveva Sospiri, mentre anche nel Pd qualcuno si affidava al sarcasmo, come Alexandra Coppola, componente della direzione nazionale del partito: «Che dire, forse sarò un po’ gelosa avendo fatto in un solo giorno Torre dé Passeri- Vasto-Castel di Sangro-Teramo in macchina e senza prendere multe».