Gli altri scappano, lei rimane. Fedele, ligia, e volontaria. Alle otto puntuale in Regione, poi la sera in palestra con l’ex sottosegretario Camillo D’Alessandro. Carla Mannetti, la rossa ex dirigente regionale assunta decenni fa in quota centrodestra, è la più allineata collaboratrice del presidente di centrosinistra Luciano D’Alfonso, che ormai definirlo di centrosinistra ce ne vuole.
Dal 31 agosto, giorno di scadenza del suo contratto nell’ufficio di diretta collaborazione del presidente, lavora da volontaria alla Regione, non salta un giorno, non si prende un raffreddore: senza stipendio ma, evidentemente, con tante speranze. Anche perché, se inciampa e si rompe qualcosa (corna facendo), non si sa chi paga.
E’ solo un esempio della gestione disinvolta del personale nell’era D’Alfonso. I mandarini, al confronto, gli spicciavano casa. Per esempio, alla Regione hanno trovato un metodo veloce e furbo per far fare carriera a chi non ha i requisiti. Lo ha raccontato qualche giorno fa Primadanoi.
La moglie di un potente dirigente si è fatta trasferire con la mobilità all’Ater dell’Aquila, un salto con cui la signora ha ottenuto l’avanzamento di grado e di stipendio che non avrebbe potuto ottenere restando in Regione, sia perchè i posti sono limitati e sia perchè per accedere a determinate mansioni occorre la laurea, e sia perchè i concorsi sono fermi. Invece il trasferimento all’Ater, se Primadanoi ha visto giusto ma come d’altro canto confermano alla Regione, disposto alla vigilia di una riorganizzazione disposta dall’amministratore unico, le ha consentito di passare dal livello C (applicato) a quello di funzionario, senza concorso, senza prova interna e senza laurea. E il gioco è fatto. Contento il marito dirigente e contenta lei.
Gli altri scappano tutti. L’elenco è lungo, e la fuga più dolorosa per D’Alfonso è stata quella di Barbara Becchi, amica e superesperta europea. Ma a chiudersi la porta alle spalle sono stati anche Fabrizio Paolini e Carla Lomarco, più di recente. Al posto della Becchi ecco l’incarico nuovo di zecca per Sabrina Saccomandi, dipendente dell’Università di Teramo già entrata qualche mese fa nella segreteria di D’Alfonso e ora inquadrata nell’ufficio fiduciario di assistenza specialistica con decorrenza dal 16 settembre.
Per lei una categoria D3 e un compenso di 14 mila euro annui. Ma la vera novità è l’incarico per un solo anno, forse rinnovabile e forse no, quando fino ad oggi i contratti erano legati alla durata della legislatura: in questo modo Luciano D’Alfonso vuole mettersi al riparo da altre fughe. Insomma se anche la Saccomandi dovesse decidere di darsela a gambe, potrà sempre dire che il contratto era scaduto, e lui evitare altre figuracce.
E sono talmente improvvise le promozioni, le discese ardite e le risalite, che persino in un convegno organizzato dalla Cna a Pineto per lunedì prossimo, un semplice addetto alla segreteria di Giovanni Lolli, Antonio Mancini, viene promosso nella locandina a dirigente della Regione Abruzzo. Un peccato veniale, rispetto a Rosso antico.
La Mannetti, raccontano alla Regione, da volontaria coordina i dirigenti della Direzione Trasporti, gestisce le riunioni con i vertici delle Aziende dei trasporti nazionali e regionali, con i sindaci e i cda di amministrazioni e società destinatarie di finanziamenti regionali e di fondi Par-Fas. E sta scrivendo la delibera con cui la Regione si appresta a dare altri soldi alla Saga guidata da Nicola Mattoscio, dopo i sette milioni di euro di qualche mese fa, alla faccia dell’aumento dei passeggeri.
Una situazione esplosiva che provoca proteste e malumori tra i regionali assunti con regolare concorso: il loro operato, compreso quello dei dirigenti, è in mano a due esterni, la Mannetti dirigente fac-totum volontaria e Evelina D’Avolio, assunta con un contratto di fiducia dal presidente. Insomma, cosa avrà in serbo D’Alfonso per la solerte dirigente volontaria? Alla Regione si dice che lei aspiri alla poltrona dell’attuale direttore della Presidenza e dei Rapporti con l’Europa Giovanni Savini, che non ha un grande feeling col governatore con cui già a giugno scorso si scontrò violentemente a Roma.
Ferite che non ancora si rimarginano. E’ chiaro che D’Alfonso preferisce le donne, ma a condizione che siano yes-women. E Rosso antico lo è. Le altre (e gli altri) meglio a casa.