ROMA La riforma di viale Mazzini passerà attraverso «un’operazione trasparenza», legata agli stipendi dei manager e dei giornalisti con qualifiche dirigenziali, che vedranno i loro compensi diventare pubblici e consultabili da tutti. Il sottosegretario alle Comunicazione Antonello Giacomelli lo spiega chiaro e tondo ai giornalisti che lo intercettano ieri pomeriggio a Montecitorio. «La misura- sottolinea l’esponente dell’Esecutivo al capannello di cronisti- non varrà per i conduttori esterni, per i quali il principio da seguire sarà quello legato al budget di programma».
SCINTILLE
La partita sul riassetto della televisione pubblica, che approderà questa mattina nell’Aula della Camera, è ufficialmente incominciata. Si prevedono scintille, con le opposizioni che hanno presentato centinaia di emendamenti al testo (230 solo da M5S, 113 da Fi, 66 da Sel), quattro pregiudiziali di costituzionalità e commenti ad alzo zero sul testo. Ecco perché è lo stesso Giacomelli a buttare acqua sul fuoco, aprendo a «miglioramenti del testo» proprio sulla base delle richieste delle minoranze.
E se dal fronte Forza Italia arrivano segnali incoraggianti- il primo a chiedere che fossero resi pubblici gli stipendi Rai era stato il capogruppo azzurro a Montecitorio Renato Brunetta- lo stesso non si può dire per quel che riguarda gli altri schieramenti. «Pagare il canone? Ma non ci penso neanche - ha esordito ieri mattina il leader della Lega Matteo Salvini, nel corso di un’intervista a ”24 Mattino” su Radio 24- Io non ho il televisore. Arriva il bollettino da una vita e faccio la raccolta differenziata» dove la notifica del segretario del Carroccio finisce.
Sulle stessa linea il Movimento Cinque Stelle che della commissione di Vigilanza esprime il presidente. «Perché dobbiamo pagarlo se il servizio pubblico nella sua essenza non è piu' indipendente?» ha domandato lo stesso Roberto Fico ai cronisti in Transatlantico mentre per Annalisa Pannarale di Sel «Il cuore di questa riforma è costituito da un'architettura inquietante e incostituzionale». Oltre all'emendamento sulla trasparenza dei compensi, i relatori presenteranno anche una correzione delle regole che la Rai sarà tenuta a seguire negli appalti, restringendo il campo delle deroghe al codice. Nonostante le opposizioni i tempi, stando al governo, sono contingentati: «L'obiettivo- ha spiegato Giacomelli - è arrivare al via libera entro novembre».