TERAMO Nel 2011 diventò un caso nazionale: la vicenda del bimbo di 4 anni dimenticato sullo scuolabus da Montorio fece il giro d’Italia. L’assistente venne indagata per lesioni e due autisti per favoreggiamento personale perchè, secondo l’accusa, avrebbero dato una versione diversa per coprire la donna. Dopo quattro anni dai fatti l’assistente è ancora a processo davanti al giudice di pace, mentre Duilio Di Gennaro, 53enne di Montorio – uno degli autisti condannato in primo grado al pagamento di una multa da trecento euro – è stato assolto in appello perchè il fatto non sussiste. I giudici di secondo grado, dunque, hanno completamente riformato la sentenza del tribunale teramano accogliendo in toto il ricorso presentato dagli avvocati Gennaro Lettieri e Luca Scarpantoni per conto dell’uomo che ha sempre negato l’accusa contestata a lui e al collega che nel frattempo è deceduto. A fare da filo conduttore all’atto di impugnazione presentato dai legali c’è la convinzione dell’insussistenza del fatto in termini giuridici e la certezza che l’uomo nel corso della vicenda non abbia mai precostituito nessun tipo di ricostruzione dei fatti .E proprio per far emergere questa verità Di Gennaro ha fatto ricorso in appello. «Il processo», hanno scritto i legali nel ricorso, «non ha offerto prove dirette rappresentative in ordine alla responsabilità dell’imputato ma unicamente prove indirette o indiziarie. L’assunto accusatorio si fonda esclusivamente su una circostanza, l’incontro-colloquio tra i due autisti, che non risulta accertata come realmente verificatasi ma che, al contrario, viene supposta». I legali, in particolare, si sono soffermati sul ragionevole dubbio sostenendo «come nella vicenda emergano sia dubbi interni, rappresentati dalla mancata certezza di talune circostanze e dalla presenza di circostanze che contrastano con la ricostruzione accusatoria (incontro e accordo tra i due autisti) sia dubbi esterni dati dalla possibilità di prospettare ipotesi e ricostruzione alternative». Entro novembre le motivazione dei giudici d’appello.