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Pescara, 23/11/2024
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Data: 23/10/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Appalti e mazzette bufera sull’Anas. Ex sottosegretario tra i 10 arrestati. In manette dirigenti, funzionari e imprenditori. Coinvolto Meduri (Pd). Pignatone: deprimente corruzione quotidiana.

ROMA Ci sono i soldi e non solo le intercettazioni. Per la procura di Roma, all’interno dell’Anas, la più grande stazione appaltante del Paese, era operativa una «cellula criminale». Di quel sistema «corruttivo collaudato e per nulla episodico» era lei a tenere il timone: Antonalle Accroglianò, la ”Dama nera”. L'inchiesta del Gico della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di dieci persone tra funzionari, imprenditori, avvocati. In manette è finito anche un ex sottosegretario del governo Prodi ed ex presidente della Regione Calabria, Luigi Meduri, «un faccendiere», per gli inquirenti. Accuse pesantissime che vanno, a vario titolo, dall’associazione a delinquere, all’induzione indebita a dare o promettere utilità al voto di scambio. Cinque i dirigenti Anas accusati di far parte della «cellula criminale» dedita a quella che per il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone è una «deprimente corruzione quotidiana». Sono Antonella Accroglianò, dirigente responsabile del coordinamento amministrativo, «vero leader e punto di riferimento per i sodali», i due dirigenti Oreste De Grossi e Sergio La Grotteria e i funzionari Giovanni Parlato e Antonino Ferrante. Nei loro confronti è stato disposto l'arresto in carcere: «abusando dei propri poteri - scrive il gip- con una gestione assolutamente privatistica del procedimento amministrativo, sono riusciti ad ottenere utilità e provviste corruttive dagli imprenditori».
Agli atti centinaia di conversazioni in cui i soldi diventano «topolini» o «i libri», «le ciliege» o «i medicinali antinfiammatori». Gli altri cinque destinatari dei provvedimenti - per i quali sono stati disposti i domiciliari - sono due imprenditori catanesi, Concetto Bosco Lo Giudice e Francesco Costanzo, un imprenditore friuliano, Giuliano Vidoni, l'avvocato calabrese Eugenio Battaglia e l'ex sottosegretario alle infrastrutture durante il governo Prodi, Luigi Meduri (che è stato sospeso dalla commissione di garanzia del Pd).
«Faremo pulizia e ci costituiremo parte offesa», ha assicurato il presidente dell’Anas Gianni Vittorio Armani
GLI APPALTI
Il calcolo delle tangenti ammonta al momento almeno a 200mila euro per progetti da milionari. Sono tre le contestazioni che hanno portato agli arresti: l’esproprio dei terreni dei fratelli Giuseppe e Saverio Ferragni che, secondo l’accusa, avrebbero pagato 50mila euro per aumentare il valore di un terreno. Costanzo e Bosco, fermato a Fiumicino con 48mila euro in contanti, invece, avrebbero pagato 150mila euro in sei “rate” tra dicembre 2014 e agosto 2015. Soldi che servivano a ottenere il nulla osta per la cessione di un ramo aziendale. L’operazione portava a cedere a un’azienda di Sondrio, senza gara, un appalto per la realizzazione della ”variante Morbegno” (valore di 145 milioni). Infine i lavori per la costruzione della strada statale dello Stelvio, nel tratto vicino a Sondrio, una commessa da 150 milioni, commissionata al gruppo di Giuliano Vidoni. L'indagine è tutt'altro che chiusa: sono infatti 31 gli indagati e i finanzieri, nelle novanta perquisizioni di ieri, hanno sequestrato documentazione relativa agli appalti incriminati e alle imprese che hanno avuto a che fare con gli arrestati.

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