Iscriviti OnLine
 

Pescara, 23/11/2024
Visitatore n. 740.932



Data: 23/10/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Portaci ciliegie e topolini». Così chiedevano le tangenti Anas. Nelle intercettazioni l’arroganza della cricca: se non pagano ci facciamo dare i danni morali.

Il ruolo della dirigente Accroglianò: «Tutti i funzionari coinvolti eseguono le sue direttive».

ROMA Lei faceva scuola e ne era consapevole. Lo diceva chiaramente ai suoi fedelissimi. Mentre decideva come e con chi spartire le mazzette. Le parole della super-dirigente Anas Antonella Accroglianò bastano da sole a descrivere il “sistema” e l’arroganza di chi delle tangenti aveva fatto una regola. Fino a infuriarsi quando i soldi non arrivavano e a pensare di dovere chiedere agli imprenditori i «danni morali». Ma non ci sono soltanto le conversazioni. Il Gico della Guardia di Finanza ha le prove: stavolta ci sono i soldi, perché gli attori principali di questa vicenda sono stati fermati dai militari che li pedinavano con le buste in mano e hanno anche tentato di contattare generali e colonnelli per capire cosa accadesse.
Il SISTEMA
Si legge nell’ordinanza: «È la Accroglianò ad assumere sempre un ruolo predominante: gli altri funzionari Anas coinvolti, obbediscono alle sue direttive, così da attribuirle proprio loro il ruolo di capo e promotore indiscusso del sodalizio». La ”Dama Nera” chiama i soldi «libri o topolini», ben consapevole di cosa sia il ”do ut des”. «Io sono una sua ammiratrice io, una sua sponsor, spero di esserlo anche in futuro. Speriamo di tenerci forte come abbiamo fatto fino ad adesso e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare. Perché quello è poi lo scopo, capito? Che io sono stata abituata in questo modo, chi cresce, chi fa un salto in avanti, si porta gli altri dietro..questa è la scuola», dice ai suoi sodali parlando di Sandro Assunto, responsabile del procedimento unico sull’esproprio dei fratelli Silvagni.

L’IRA
La funzionaria si infuria quando la tangente di 150mila euro, promessa dagli imprenditori catanesi Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Costanzo, non viene pagata nei tempi previsti. «Gliel’ho detto, non puoi venire con ’ste ciliege smozzicate, così fai confusione e basta, vieni con una ciliegia definitiva... gli ho detto fai prima perché qua, a luglio, le ciliege devono essere finite». È all’ex sottosegretario Luigi Meduri, mediatore con i due imprenditori, che vuole rivolgersi per protestare: «Glielo dico a Meduri, che si stanno comportando di merda». E ancora: «Uno che fa prende un impegno e poi non lo mantiene?». Con il funzionario Oreste De Grossi ipotizzano anche di «chiedere i danni morali».
FAVORI
La trattativa con gli imprenditori catanesi per sbloccare un contenzioso e il pagamento dei lavori di uno svincolo della Salerno-Reggio Calabria avviene tutta attraverso la mediazione di Meduri, che in cambio promette alla funzionaria l'inserimento del fratello Galdino, già candidato alle elezioni calabresi e non eletto, nel circuito della Regione Calabria con un «importante incarico pubblico/politico». E mentre spiega che sono necessari «accordi politici» aggiunge di avere parlato «della questione con tale Mario», che - scrive il gip - potrebbe identificarsi, «con ragionevole certezza, in Mario Oliverio, governatore della Regione Calabria». L’incarico di fatto non risulta essere stato assegnato. L’ex sottosegretario, però, si dà da fare: sollecita la donna per due assunzioni all’Anas. Dalle intercettazioni emergono vaghi rapporti con la politica: la Accroglianò, in una conversazione col collega De Grossi, dice che Meduri si sarebbe dato da fare per organizzare un incontro tra i due imprenditori catanesi Bosco e Costanzo, «con un non meglio individuato ministro». Dice la donna: «Perchè mo’ dottore, stanno messi bene (gli imprenditori, ndr) poi Meduri li ha fatti incontrare anche con il ministro... gli hanno fatto vedere il progetto..nuove cose, eh!».
PAURA DELLE INDAGINI
E’ il 12 maggio scorso, quando i militari intercettano una conversazione tra la Accroglianò e il funzionario Giovanni Parlato sulla spartizione della prima tranche di una mazzetta: 25mila su 50mila euro. «Le cose le dobbiamo vedere io e te», dice la donna. E il funzionario risponde: «Appunto: le cose sono così: 5 davano domani. 25 più, quando chiude, 20 e sono 50. Io ti do 15, te li do, così arriviamo a 30 e abbiamo fatto 15 e 15». I militari seguono Parlato, osservano il suo incontro con l’avvocato Eugenio Battaglia, legale dei fratelli Silvagni. Poi fermano il funzionario. Un controllo apparentemente ordinario che suscita però il panico nella donna: «Il cuore mio ormai s’è fermato dalle due». Negli uffici è il panico, comincia così il tentativo di sapere se ci siano indagini in corso attraverso gli ufficiali della finanza. «La dirigente - scrive il gip - richiedeva al collaboratore Alberto Buffone di attivarsi attraverso il suocero, il generale della Finanza, Walter Cretella Lombardo». Dice in una conversazione: «Vorrei capire che succede adesso Albi, la porti a vedere a tuo suocero, vedi un po’ chi l'ha fatto sta cosa...giusto per capire se stanno facendo qualche altra cosa». Ma non otteneva notizie. I tentativi andavano avanti: Parlato rappresentava ai propri interlocutori l'intenzione di chiedere informazioni sulla vicenda a un altro ufficiale della Gdf, il tenente colonnello Paolo Gallerano.
LA 'NDRANGHETA
Secondo i pm la ”Dama Nera” aveva anche contatti con la criminalità organizzata tanto da ”consigliare” a un'impresa vincitrice di un appalto a Palizzi di subappaltare alcuni lavori, come il movimento terra, ad imprese contigue alla 'Ndrangheta. In modo da «avere garantita la sicurezza del cantiere». «Vi do una persona, è un imprenditore, è perbenissimo fidatevi», dice ai titolari dell'azienda. La persona di fiducia era Mario Grimoli che, dalle banche dati, è risultato avere diversi precedenti di Polizia. «Lo dobbiamo aiutare - dice la donna - lo mettiamo in qualche gara appena si muove qualcosa».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it