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Pescara, 23/11/2024
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Data: 23/10/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il canone Rai finanzierà il calo delle tasse. Il maggior gettito che va oltre il bilancio di previsione passerà all’Erario. In 2 anni si può arrivare a 500 milioni. Per ora pagherà solo chi possiede tv o radio, non pc o tablet Le prime bollette non potranno arrivare prima di giugno 2016

ROMA Dimenticatevi l’ipotesi del canone Rai legato al tablet, al pc o allo smartphone. Almeno per il momento non se ne parla. Basterà avere una tv o una radio, come del resto fino ad oggi, per dover pagare il conto con la Rai. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli lo ha chiarito una volta per tutte ieri nell’intervista a 24 Mattino. Ma i tecnici del governo sono convinti che la svolta in bolletta basterà e funzionerà. Perchè la dichiarazione obbligata sul possesso della tv a carico di chi riceverà la bolletta elettrica alzerà l’asticella deterrente, dicono. Poi la parcellizzazione della tassa farà il resto. Secondo quanto ricostruito dal Messaggero, l’obiettivo è raggiungere a regime, in un paio d’anni, circa 5 milioni di evasori del canone. Come dire un incasso in più per la Rai da 500 milioni, al lordo di tutte le trattenute del caso. Ma tralasciando la buona dose di ottimismo che accompagna questi numeri, dove finiranno le risorse in più? Questo si sa già, a leggere la legge di stabilità: dal 2016 al 2018 le maggiori entrate del canone rispetto a quanto iscritto nel bilancio di previsione per il 2016, restano all’Erario per finire nel fondo per il taglio delle tasse. Quindi la divisione dell’extra-incasso tra Rai ed Erario dipenderà dalla cifra che viale Mazzini inserirà nel bilancio di previsione.
Sono molti però i dettagli tecnici ancora da definire nel decreto del governo, a partire dal «Pronti, via» dell’operazione. A sentire tutte le parti in campo un’idea però c’è già: anche senza intoppi e anche se tutti gli attori chiamati in causa faranno i compiti a casa al meglio, non si partirà prima di giugno 2016.
IL NODO TEMPI E RISORSE
La notizia, dunque, è che il pagamento del canone Rai nella sua nuova versione, slitterà da gennaio a giugno, e potrà essere divisa, per il 2016, in al massimo tre rate da 33,33 euro. Viale Mazzini se ne dovrà fare una ragione, consolandosi con la prospettiva dei maggiori incassi che dovrebbero arrivare prima o poi (finora gli introiti da utenti valgono circa 1,2 miliardi). Chi pagherà invece i costi di implementazione ma anche di gestione del nuovo sistema di fatturazione delle società elettriche? Si capisce subito, che questo sarà un altro fronte delicato da definire. Già, perchè a sentire le società che vendono elettricità il conto si pagherà da sè, con i maggiori controiti previsti dal canone. Perchè rivedere tutti i sistemi software di fatturazione non è certo una passeggiata, dicono. Soprattutto per gli operatori più piccoli, non attrezzati come l’Enel. Peccato che pare siano un po’ diverse le idee che circolano sull’asse Rai-governo. Cioè? Se il lavoro di individuazione della nuova banca dati-clienti sarà un onere della Rai e dell’Agenzia dell’Entrata, alle compagnie elettriche non resta che aggiungere un paio di voci in una bolletta che esiste già, si dice. Si capisce bene come anche questo dettaglio, non indifferente, sarà tra quelli da inserire nel decreto da emanare entro metà febbraio.
Nel frattempo è già in campo un gruppo di lavoro guidato dal Mise con la Rai, l’Aquirente unico, l’Autorità per l’energia, l’Agenzia delle Entrate e Sogei. Il primo passo è costruire il data base di riferimento. Sarà quindi incrociato il mondo delle utenze elettriche, che conta 22-23 milioni di codici fiscali ed è in mano all’Aquirente unico, con i circa 22 milioni di nuclei familiari dell’osservatorio Rai. Un nuovo archivio (pagheranno i residenti, proprietari di prima casa o locatari) da affidare ai venditori di elettricità per l’invo delle bollette e all’Agenzia delle entrate.
La seconda svolta su cui conta la Rai è l’inversione dell’onere della prova: chi riceve la bolletta dovrà fare una controdichiarazione e se questa risulterà falsa scatterà il reato penale, oltre alla sanzione, pare fino a cinque il canone evaso. L’idea è quella di far gestire il flusso di risorse dalla Cassa Conguaglio del sistema elettrico. E a quel punto i venditori di elettricità faranno le segnalazioni all’agenzia dell’entrate su eventuali morosi (oggi l’8%, a fronte di un 25-30% di evasione ben lontano dal 7% delle società elettriche). Qualunque sarà il risultato, ormai è certo, l’Italia affiancherà Turchia, Grecia, Portogallo, Romania, e Macedonia, dove canone e bolletta sono già una cosa unica.

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