L’AQUILA Prima disse: «Se parlo sarà l’ira di Dio». Poi il figlio gli suggerì di raccontare tutto, anche a costo di andare a finire in galera. Quindi lui rilanciò, pochi giorni dopo la misura cautelare (la Procura, per lui, voleva il carcere). Nelle telefonate si parlò anche della possibilità di tirare in ballo il sindaco Massimo Cialente e alcuni esponenti del suo staff in relazione alla gestione dei puntellamenti nel post-terremoto. Pierluigi Tancredi, al centro di nuove intercettazioni telefoniche entrate negli atti dell’inchiesta a suo carico sulla corruzione nell’affidamento dei lavori di puntellamento, minaccia di trascinarsi dietro anche Cialente. Quest’ultimo, tra l’altro, disse, in piena bufera successiva all’indagine “Do ut des”, di aver incaricato Tancredi, uomo di centrodestra legato alla vecchia giunta, esclusivamente come delegato a supportare e raccordare l’attività nel recupero dei beni artistici danneggiati dal sisma. Una presa di distanza bella e buona che però non mette al riparo Cialente dal rischio di finire nei guai proprio per colpa di quel suo consigliere nominato e poi rimosso sull’onda di una sollevazione popolare. Con la chiusura delle indagini preliminari dell’inchiesta redde rationem – che fa scattare il termine di venti giorni entro il quale l’indagato può chiedere di farsi interrogare, rilasciare dichiarazioni, presentare memorie difensive, chiedere al pm di compiere atti d’indagine, produrre documenti e investigazioni difensive – la Procura ha reso noto ai difensori che ci sono ulteriori elementi che vanno ad aggravare alcune posizioni. Prima tra tutte quella di Tancredi, accusato anche di estorsione nei confronti degli imprenditori Andrea Polisini e Maurizio Polisini (costretti a dare 5mila euro) e poi anche di Giancarlo Di Persio e Mauro Pellegrini. In alcune conversazioni, Tancredi arriva ad affermare di non aver vuotato il sacco per non far cadere l’amministrazione comunale, e anche per tenersi buona una “via d’uscita” in vista del processo, sperando, magari, in una testimonianza favorevole. Tancredi millanta, o davvero tiene sotto scacco chi gli diede l’incarico? Questo il nuovo interrogativo che le ultimissime indagini della Procura riportano alla ribalta.