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Pescara, 23/11/2024
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Data: 26/10/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Capitali all’estero, rientrano i soldi di cento teramani. Tanti sono coloro che hanno aderito alla “collaborazione volontaria”, un numero che ha sorpreso anche l’Agenzia delle entrate e che è destinato ad aumentare

TERAMO Potrebbe essere il vostro vicino di casa. O il vostro salumiere di fiducia, quello che mentre vi incarta il prosciutto si lamenta sempre per le tasse e poi dichiara un reddito inferiore a quello del commesso che lavora per lui. O il notaio che vi ha fatto spendere un botto solo per mettere una firma. Ecco, potrebbe essere proprio qualcuno di loro uno dei quasi cento teramani che nelle ultime settimane hanno fatto rientrare i loro capitali dal’estero aderendo alla “voluntary disclosure”, più semplicemente la “collaborazione volontaria”, lo strumento ideato dal governo per permettere a chi detiene illecitamente capitali al di fuori dei confini nazionali di farli tornare in patria pagando solo una sanzione minima e senza conseguenze penali, naturalmente dopo aver versato la relativa imposta. Un numero consistente, che ha sorpreso la stessa Agenzia delle entrate di Teramo, che non si aspettava un’adesione così massiccia. Un numero che è destinato sicuramente ad aumentare, forse a raddoppiare, nelle prossime quattro settimane, visto che il termine per la “voluntary disclosure” è stato prorogato al 30 novembre. Il precedente termine era stato fissato al 30 settembre scorso, ed è stato proprio a ridosso di quella scadenza che è arrivato il maggior numero di richieste. La maggior parte di capitali è stato fatto rientrare dalla Svizzera e solo in minima parte da altri paradisi fiscali come San Marino, Lussemburgo, Lichtenstein o Monaco. La Svizzera è dunque la meta preferita, ma il massiccio rientro dei capitali dalle banche della Confederazione è dovuto anche al fatto che in Svizzera, a partire dal 2018, diventerà operativo l’accordo internazionale per lo scambio automatico dei dati fiscali. I soldi quindi cominciano a rientrare, ma non ci sarebbero secondo quanto si è appreso, tesori favolosi; si tratta comunque di capitali di una certa consistenza. Del resto, nessuno si sarebbe messo a rischio per trasferire clandestinamente venti o trentamila euro sul conto di una banca al di là della dogana di Chiasso. «E’ stato veramente un numero inaspettato per una provincia come la nostra», conferma il direttore dell’Agenzia delle entrate di Teramo Mario Ricci, secondo il quale il trasferimento di questi capitali all’estero è avvenuta diversi anni fa, quando non era ancora scoppiata la grande crisi. «L’esportazione di capitali», aggiunge, «la cui provvista proviene anche dall’evasione fiscale, si riferisce a periodi in cui l’economia teramana era fiorente, una decina di anni fa». Nel settembre scorso – così come era avvenuto in precedenza nelle altre province abruzzesi – è stato siglato un protocollo d’intesa fra l’Agenzia delle entrate e la procura della Repubblica per coordinare lo scambio di informazioni sul rientro dei capitali, perché per ogni richiesta di “collaborazione volontaria” l’autorità giudiziaria deve verificare l’esistenza di eventuali risvolti penali.

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