Nel 2015, con gli sconti, 1,2 milioni di contratti a tempo indeterminato.
ROMA La stretta del governo sui Caf, i centri di assistenza fiscale ai quali la legge di Stabilità sottrae 100 milioni l’anno nel biennio 2016-2017, mette e rischio 3 mila posti di lavoro. Mentre i patronati, che si occupano di assistere i pensionati nelle loro pratiche, potrebbero essere costretti a fare a meno di 6-700 collaboratori per compensare il taglio di 48 milioni di euro. La spending review chiude i rubinetti e le conseguenze potrebbero essere dolorose per molti lavoratori impegnati ad assistere i contribuenti nel disbrigo dei loro affari fiscali e previdenziali.
LA STRETTA
Sono i Caf, in particolare, a rischiare maggiormente. Nel corso del 2015 hanno goduto di trasferimenti statali per 321 milioni di euro ma lo schema messo a punto dal ministero dell’Economia prevede che nel giro di 24 mesi la dotazione scenda fino a quota 121. Una dieta pesantissima che non potrà che comportare una riduzione delle spese di funzionamento degli uffici. A cominciare da un forte ridimensionamento del costo del lavoro. Sono circa 10 mila i dipendenti a tempo pieno ai quali si aggiungono altrettanti collaboratori reclutati nei mesi caldi in cui i Caf sono presi d’assalto da cittadini alle prese con le dichiarazioni. Ebbene, se i tagli del governo saranno confermati non è difficile immaginare che nell’arco di un paio d’anni le forze in servizio possano essere ridotte del 30%.
Nelle prossime ore la Consulta, in forte dissidio con Palazzo Chigi e con Via XX Settembre, farà il punto della situazione per chiedere di correggere l’impostazione della manovra. Facendo leva anche su un dato: nonostante l’introduzione della dichiarazione dei redditi precompilata, ancora quest’anno il 93% delle dichiarazioni sono state verificate e approvate dai centri di assistenza e dunque, ragionano i Caf, c’è ancora bisogno di noi. Tanto più che la riforma stessa che ha introdotto la precompilata assegna comunque maggiori responsabilità ed oneri ai centri di assistenza. I quali, in caso di tagli pesanti e conseguenti rinunce a parte dei propri lavoratori, potrebbero trovarsi nelle condizioni di non poter più curare una fetta delle 17 milioni di dichiarazioni gestite quest’anno.
I NUMERI
Disagi simili si stanno vivendo in queste ore anche dalle parti dei patronati. I quasi 50 milioni di tagli che li riguardano potrebbero comportare il sacrificio di quasi mille lavoratori, anche se un ordine di grandezza preciso non è stato ancora fatto. Ma certo la riduzione della parte di contributi dei lavoratori che viene ad essi dirottata (l’aliquota scenderà dall0 0,207 allo 0,183) vuol dire ridimensionare il bilancio del 20%.
Nel quadro della manovra, peraltro, un contributo di 53 milioni l’anno arriverà dagli stessi enti previdenziali ed assistenziali, chiamati ad ulteriori razionalizzazioni delle spese di funzionamento. Sacrifici verranno chiesti anche ai partiti: il plafond garantito dal 2 per mille dell’Irpef scende di circa 50 milioni in tre anni, in particolare di 10 milioni nel 2016 e di 20 milioni nel 2017. Anche l’apposito Fondo per fronteggiare le spese per consultazioni elettorali viene ridotto di 50 milioni dal 2016.
IL LAVORO
Intanto il governo prevede che le assunzioni a tempo indeterminato realizzate attraverso gli sgravi della legge di Stabilità 2015 siano 1,2 milioni, circa 200 mila in più rispetto alla stima contenuta nella vecchia manovra. La previsione è contenuta nella Relazione tecnica al ddl di Stabilità 2016. Si stima anche che le assunzioni con gli sgravi nel 2016 (il 40% dei contributi per due anni) possano essere un milione. Lo sgravio previsto per le assunzioni a tempo indeterminato fatte quest’anno è totale sui contributi previdenziali per tre anni con un tetto annuo di 8.060 euro. Le minori entrate contributive previste nella manovra per il 2015 erano, al netto degli effetti fiscali, 1,8 miliardi per il 2015, 3,691 per il 2016,3,908 per il 2017 e 2,105 per il 2018.