Iscriviti OnLine
 

Pescara, 23/11/2024
Visitatore n. 740.933



Data: 28/10/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Statali, braccio di ferro sul contratto: aumenti di 150 euro o sarà sciopero

La perizia degli esperti sull’incidente di Pasqua mette in luce presunte inadempienze dei due enti. E l’Aca chiede i danni.

ROMA Una manifestazione nazionale già convocata per sabato 28 novembre, che vedrà insieme il mondo della scuola e gli altri dipendenti pubblici. E sullo sfondo, il ricorso allo sciopero se il governo «non darà risposte». I sindacati della pubblica amministrazione rispondono così alla legge di Stabilità appena sbarcata in Senato, che contiene lo stanziamento di 300 milioni per i rinnovi contrattuali delle amministrazioni statali ma anche una ulteriore stretta sul turn over (il rimpiazzo del personale che va in pensione) e sul salario accessorio. Che la situazione del pubblico impiego sia particolarmente incandescente, anche al di là delle mobilitazioni ufficiali, lo dimostra la protesta di circa 2 mila dipendenti del ministero dell'Economia, che è poi il luogo dove la manovra viene concretamente scritta. I lavoratori del Mef, usciti nei corridoi e nei cortili del palazzo di Via Venti Settembre, sono sul piede di guerra per la vicenda dei rinnovi contrattuali ma anche per il taglio del trattamento economico accessorio, realizzato per i ministeri con il recente assestamento di bilancio e poi confermato proprio con la legge di Stabilità, che blocca questa voce al livello del 2015. Le distanze appaiono quasi incolmabili. Il governo mette sul piatto 300 milioni per le amministrazioni centrali e chiede agli altri enti di attingere ai propri bilanci, indicando come livello di riferimento per i possibili incrementi salariali il 65 per cento dell'indennità di vacanza contrattuale, ovvero della somma che viene concessa in assenza di rinnovo.
I sindacati non solo giudicano questa cifra irrisoria ma dopo la sentenza della Corte Costituzionale che impone allo Stato di tornare la tavolo vedono nella tornata contrattuale l'occasione per recuperare almeno una parte di quanto perso in 5-6 anni di blocco effettivo dei contratti e delle retribuzioni di fatto: reclamano quindi un incremento medio di 150 euro al mese. Nel comunicato congiunto i segretari di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa chiedono al governo di «smetterla con le provocazioni». E sembrano disposti anche ad affrontare la dose di impopolarità che gli scioperi, in particolare nei servizi pubblici, di questi tempi portano con sé.
LE PENSIONI FLESSIBILI
Dal punto di vista dell’esecutivo, lo stanziamento limitato si giustifica oltre che con le generali esigenze di finanza pubblica anche con il livello storicamente bassissimo dell’inflazione, che permetterebbe di adeguare le retribuzioni al costo della vita anche con aumenti modesti; sarebbe esclusa qualsiasi possibilità di restituzione delle somme sfumate negli anni precedenti. Inoltre il governo intende cambiare le modalità di assegnazione degli incrementi retributivi, evitando di concedere benefici uguali per tutti.
Il recupero dell’inflazione è toccato anche da un’altra misura inserita nella manovra: quella che prolunga al 2017-2018 il meccanismo di parziale indicizzazione delle pensioni in vigore fino al prossimo anno: la rivalutazione è piena fino alla soglia di 1.500 euro lordi al mese circa, poi viene applicata con percentuali più basse e decrescenti. Il prolungamento di questo schema non piace ai sindacati, come ha ribadito la numero uno della Cisl Annamaria Furlan. Le conseguenti minori spese serviranno a finanziare interventi per la previdenza come il prolungamento della cosiddetta “opzione donna”, l’uscita anticipata per le lavoratrici in cambio di un trattamento più basso. Intanto il ministro del lavoro Poletti si dice ottimista sulla possibilità di definire già nel 2016 una soluzione generale in tema di pensionamento flessibile.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it