L’AQUILA Alla fine le parti civili, dopo un’ostinata battaglia legale, l’hanno spuntata: ieri il giudice per le udienze preliminari del tribunale Guendalina Buccella ha rinviato a giudizio l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Si tratta del filone collaterale al processo alla commissione Grandi rischi che il 19 novembre approderà in Cassazione. E il caso ha voluto che la prima udienza del processo a carico di Bertolaso si terrà il 20 novembre, il giorno dopo della pronuncia della Cassazione sul procedimento principale nel quale sono accusati tutti gli ex componenti della commissione (assolti in appello) e il vice di Bertolaso, Bernardo De Bernardinis, l’unico condannato a due anni di reclusione con i benefìci di legge. L’udienza di ieri è stata caratterizzata dalle reiterate richieste di processo da parte del sostituto procuratore generale Romolo Como e degli avvocati delle parti civili, i quali hanno insistito sulla necessità di un dibattimento per Bertolaso, ieri assente. Prova regina della colpevolezza (secondo l’accusa) è la telefonata tra l’imputato e l’ex assessore regionale Daniela Stati che nel corso delle udienze è stata più volte evocata. Ecco i passi salienti: «Ti chiamerà De Bernardinis», dice Bertolaso, «al quale ho detto di fare una riunione all’Aquila sulla vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni, eccetera. Comunque questa cosa la sistemiamo. Vengono i luminari del terremoto d’Italia. Di modo che è più un’operazione mediatica, hai capito?». Una telefonata che proverebbe come Bertolaso fosse l’ispiratore della riunione del 31 marzo 2009 dalla quale uscì il messaggio rassicurante sulla possibilità di un catastrofico sisma che, però, ci fu il 6 aprile. «Per effetto di queste condotte», si legge nella richiesta di processo, «le vittime si erano convinte a restare in casa superando il timore e abbandonando le precauzioni in vista di un evento più grave dopo le numerose e crescenti scosse di terremoto e rimasero coinvolte nel crollo dei rispettivi edifici». La decisione della Buccella sconfessa la Procura della Repubblica, che, come fanno notare alcune parti civili, aveva chiesto per due volte di archiviare il caso. Poi, però, ci fu l’avocazione del procedimento della Procura generale su richiesta degli avvocati Stefano Parretta e Angelo Colagrande. La difesa ieri ha eccepito la non utilizzabilità delle intercettazioni, visto che riguardano un altro procedimento.