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Pescara, 19/10/2024
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Data: 01/11/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il day after di Marino «Per Renzi non conta la lotta al malaffare». A piedi in Campidoglio per fare gli scatoloni. Le telefonate della sinistra, da D’Alema a Bersani: vieni in Direzione. Poi nuovo sfogo.

ROMA «Buongiorno, professor Marino». La nuova vita dell’ex sindaco di Roma si vede dal mattino. Quando esce dal portone di casa, zona Pantheon, e con l’immancabile zainetto in spalla decide di andare a piedi in quello che è ormai il suo ex ufficio. Direzione Campidoglio per gli ultimi scatoloni. Gli affondi all’«unico mandante» (Renzi), gli attacchi ai «26 accoltellatori», (i consiglieri comunali «sottomessi e dimessi»), le critiche a un partito «che non è democratico» rimangono però scolpiti nel epitaffio di venerdì. E il giorno dopo, ieri, diventano oggetto di un altro affondo sul premier. «Dispiace - scrive il chirurgo dem in serata su Facebook - che il contrasto alla corruzione, alle tangenti, al malaffare trovato non vengano considerati dal presidente del Consiglio valori degni di nota». Perché, secondo Marino, Renzi «conferma di avere un'idea sommaria e insufficiente della situazione di Roma: ignora i tanti interventi di cambiamento radicale».
L’ex sindaco si gode i frutti dell’albero che ha scosso venerdì pomeriggio nella sala della Protomoteca. Ha raccontato ieri mattina nel day after: «Mi hanno chiamato e scritto dei leader del Pd e del centrosinistra ma per parlarmi a livello personale. Ho grande stima di loro per le parole che hanno usato». I nomi? Lui non ne fa. Ma trapelano quelli della minoranza dem più pesante e agguerrita: da Massimo D’Alema a Pierluigi Bersani, passando per Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. Gli stessi che adesso, seppur per fini diversi, gli consigliano: «Ignazio, vieni in direzione nazionale, parla ed esponi le tue ragioni, noi ti ascolteremo mooolto volentieri». Marino accetterà la proposta? Ci sta pensando, al momento vuole evitare «di sovrapporsi all’arrivo del commissario in Comune». La sua strategia continua a essere ondivaga. Prima pensa di congelare le interviste in televisione e di rinviare l’uscita del libro-memoriale all’anno nuovo. Poi però torna a mostrare i muscoli ed entra di nuovo in polemica con Renzi. «Ignazio» a qualche amico ha confessato: «Voglio andare a trovare mia figlia a Londra e poi fare un viaggio all’estero». Magari in Australia oppure nell’amata America. Intanto scherza: «Non ho programmi di morte imminente. Questa è la mia città». Di sicuro la valigia di Marino non sarà pronta prima di giovedì prossimo: il giorno del via al processo di Mafia Capitale, a cui non parteciperà con la fascia tricolore al collo. Ma la sua presenza «da libera cittadino» continua a non essere esclusa da chi gli sta intorno in queste ore.
LA PASSEGGIATA
Sia all’andata (nel tragitto da casa all’ex ufficio: un chilometro) sia al ritorno, Marino sceglie il contatto con i cittadini. Con lui il fedelissimo Roberto Tricarico e gli uomini della scorta, che comincia a stargli un po’ stretta: vorrebbe farne a meno. E’ probabile che gli abbassino comunque il livello di protezione in tempi anche abbastanza veloci. Dopo pranzo il tour per le vie del centro storico fa tappa a poche decine di metri da Palazzo Chigi, dove abita una persona «con il quale non parlo da un anno», come ha rivelato l’altro giorno. Gelato da Giolitti (gusti: lampone e fragola), due chiacchiere con il proprietario e poi ancora il bagno tra la gente. Forse ormai inutile. Una decina di giorni fa Alessandra Cattoi ragionando sulla crisi in Campidoglio ha confessato: «Il nostro errore? Essere stati troppo poco in mezzo ai romani». Non è mai troppo tardi, o quasi.
IL GELO
Nelle telefonate del giorno dopo ce n’è una che manca all’appello. E’ quella con Franco Gabrielli, «la mia badante», come provò a scherzare Marino. Il prefetto e l’ex sindaco non si sentono da molti giorni. Il contatto, come vorrebbe il bon ton istituzionale, non è avvenuto nemmeno venerdì sera alle 18. Quando dal segretariato del Comune è partita la pec verso Palazzo Valentini dove è stato ratificata la morte dell’amministrazione. I palazzi sono vicini, divisi da piazza Venezia. Ma mai come in questi ultimi 18 giorni Gabrielli e Marino sono stati lontani. Perché? Nessuno lo dice apertamente ma il balletto finale (forse ritiro le dimissioni, forse no, vediamo, ci penso, sto riflettendo, non vi deluderò e via così) al netto della tattica politica del chirurgo dem ha lacerato il rapporto personale tra i due, con Gabrielli rimasto appeso a un filo fino all’ultimo.

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