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Pescara, 23/11/2024
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Data: 05/11/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Regioni, armistizio con il governo verso un accordo sui fondi alla Sanità. Al via due tavoli su costi standard e spesa farmaceutica Sì di Chiamparino alle misure. Renzi: «Basta demagogia».

ROMA Pace fatta. Almeno con i governatori del Pd e, soprattutto, con il presidente della Conferenza Stato-Regioni, Sergio Chiamparino. Non era scontato dopo le scintille dei giorni scorsi, con i governatori che lamentavano addirittura di non poter più fornire farmaci salva-vita ai pazienti, e il premier che accusava le Regioni di non saper tagliare gli sprechi. All’inizio del vertice di Palazzo Chigi di ieri, Renzi ha affrontato di petto la questione. «Decidiamo subito se vogliamo fare demagogia o vogliamo parlare di contenuti», ha detto il presidente del Consiglio, sotterrando per primo l’ascia di guerra con l’annuncio che, qualsiasi cosa si fosse decisa durante la riunione, lui comunque avrebbe portato subito, già domani, in Consiglio dei ministri il tanto atteso (dai governatori) decreto salva-Regioni, il provvedimento necessario a tappare il buco da sei miliardi che si è aperto nei conti del Piemonte a causa di una interpretazione normativa della Corte dei conti sui fondi erogati dallo Stato alle Regioni per pagare i debiti commerciali verso le imprese. Chiamparino, che durante la conferenza stampa ha subito definito come «positivo» l’incontro, ha a sua volta annunciato un’importante sponda a Renzi. Nella Conferenza Stato-Regioni che si riunirà oggi, proporrà di dare un giudizio positivo «con emendamenti» alla legge di Stabilità del governo. Non era un risultato scontato, ma che ha fatto tornare il clima tra governo e Regioni, per usare una battuta dello stesso Chiamparino, «sereno». Certo, non tutti i problemi sul tappeto sono stati superati. Anzi. La carne rimasta a cuocere e tanta. Le soluzioni sono state rinviate ai tavoli tecnici, due in particolare: uno sui costi standard e uno sulla spesa farmaceutica. Una verifica sui risultati che dovrà essere fatta prima dell’approvazione definitiva della legge di Stabilità e un’intesa definitiva dovrà essere trovata prima del 31 gennaio del prossimo anno.
GLI ALTRI NODI
Il punto più delicato rimane quello del finanziamento della Sanità. Renzi ha ribadito che il Fondo per la salute non è stato tagliato e che, anzi, c’è un miliardo in più. Questo, ha detto, deve essere chiaro. Rimane da capire se l’altro miliardo che i governatori avevano concordato nel Patto per la salute potrà in qualche modo essere recuperato. Nel miliardo stanziato, ha spiegato comunque il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, non sono compresi i soldi per il rinnovo del contratto per il personale sanitario. Per Chiamparino questa è una buona notizia. Anche perché il presidente della Regione Piemonte, durante il vertice di Palazzo Chigi aveva quantificato le risorse necessarie a rinnovare i contratti dei lavoratori della Sanità e degli altri dipendenti regionali in 300 milioni di euro. Una cifra ritenuta esagerata da Palazzo Chigi. Secondo i calcoli della Funzione pubblica per rinnovare il contratto dei medici basteranno 120 milioni di euro. Per tutti gli altri dipendenti degli enti territoriali, quindi sia i Comuni che le Regioni, basteranno altri 100 milioni di euro. La legge di Stabilità prevede che queste risorse debbano essere trovate all’interno degli stessi bilanci di Comuni e Regioni (la manovra si limita a finanziare 300 milioni per il rinnovo dei soli dipendenti dello Stato centrale). Dunque l’esborso che i governatori dovranno prepararsi ad effettuare è meno della metà di quanto preventivato. Anche per il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, l’incontro è stato positivo. «Stiamo cercando di trovare le soluzioni», ha detto, «ma le Regioni devono fare un balzo in avanti». Le critiche sono arrivate invece dai governatori del centro-destra. Il più duro è stato Roberto Maroni, che ha bollato il risultato del vertice con il governo come «aria fritta». Critiche sono arrivate anche da Giovanni Toti e Luca Zaia. «Grandi risate non ce ne siamo fatte», ha detto Toti. «Io non chiedo un miliardo o mezzo miliardo», ha aggiunto Zaia, «io chiedo che si premino i virtuosi e si puniscano gli spreconi, oggi invece il metodo è tagliare a tutti. I virtuosi sanno bene cosa vuol dire questo taglio, i non virtuosi non se ne fanno un baffo visto che continueranno a sprecare comunque».

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