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Pescara, 23/11/2024
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Data: 06/11/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Reddito minimo per gli over 55. Cinquecento euro prelevati dagli assegni più ricchi. Stangata anche sui vitalizi

ROMA Una vera e propria proposta di legge, con diverse deleghe e rimandi a decreti, in tutto 16 articoli. Viene così tolto il velo sulla ricetta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, per rimettere mano al sistema previdenziale e assistenziale, con l’obiettivo di renderlo più equo. Ecco allora i punti principali del documento, presentato a giugno al governo e ora reso pubblico. Lotta a povertà, reddito minimo per over 55. Tutta la prima metà della proposta (8 punti su 16) è dedicata all’istituzione di un reddito minimo garantito pari a 500 euro al mese per le famiglia in forti difficoltà economiche con almeno un ultracinquantenne. A beneficiare della misura anche, per esempio, eventuali figli disoccupati. Per accedere al “Sostegno di Inclusione Attiva”, così si chiamerebbe lo strumento, occorre presentare soglie di reddito che riconducono allo stato di povertà (500 euro mensili per un singolo). C’è anche una sigla, SIA55, e una data d’avvio, il primo luglio 2016. Azzeramento assistenza sociale per famiglie ricche. Riordino degli istituti di assistenza per gli over 65, con un decalage degli aiuti a partire dai 32 mila euro. Per i nuclei più benestanti, sopra un reddito lordo equivalente di 37 mila euro annui (che corrisponde per una coppia a 55mila euro), scatta lo stop a pensioni sociali, assegni sociali, integrazioni al trattamento minimo o altre forme si assistenza (maggiorazioni o importi aggiuntivi), in tutto l’Inps ne calcola 8. La data riportata nell’articolato per l’avvio della misura è il primo gennaio. Ricalcolo col contributivo per pensioni d’oro e vitalizi. Prelievo sugli assegni sopra dieci volte il minimo (5 mila euro lordi al mese), attraverso un ricalcolo con il metodo contributivo. Per gli importi medio-alti invece (tra i 3.500 e i 5.000 euro lordi al mese) si ipotizza un congelamento. Stangata anche sui vitalizi dei politici, per cui è prevista l’applicazione tout court al contributivo sin dal primo gennaio del prossimo anno. Uscita flessibile, a riposo dai 63 anni con -10%. Possibilità di pensionamento sin dai 63 anni e sette mesi, con una riduzione dell’assegno che si applica alla sola quota retributiva e che tende ad assottigliarsi nel corso del tempo. In media la perdita secondo l’Istituto non supererebbe il 10-11%. L’Inps pone però dei paletti, per cui l’uscita è consentita in presenza di un minimo di anzianità contributiva (20 anni) e di un assegno non inferiore a 1.500 euro mensili (quindi 3 volte il minimo). Ricongiunzione gratis e livellamento pensioni sindacalisti. Tra le altre misure proposte c’è l’eliminazione dei vantaggi pensionistici per i dirigenti sindacali del settore pubblico in distacco o aspettativa (che rispetto agli altri lavoratori possono beneficiare di un sistema di calcolo di favore, con una parte dell’assegno tarata sull’ultimo stipendio). L’Istituto della previdenza sociale dedica un articolo alle ricongiunzioni, prevedendo l’unificazione delle pensioni senza oneri, a differenza di quanto accade oggi. Infine, si propone di non corrispondere più, sin dallo scoccare del 2016, ai pensionati residenti all’estero le integrazioni al trattamento minimo e le maggiorazioni sociali (la misura varrebbe per i Paesi Extra-Ue per cui non sono in vigore accordi particolari).

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