Dieci giorni per far cambiare idea alla Sovrintendenza delle Belle arti d’Abruzzo. Non ci sono altre strade. Non c’è consiglio comunale che tenga e non c’è variante al piano demaniale marittimo che possa ovviare a un eventuale e definitivo parere negativo. Da qualcuno apprezzato, da molti criticato, da altri ritenuto fuori legge e a questo punto eccessivamente esaltato con una presentazione in pompa magna arrivata forse con troppo anticipo, il destino del Ponte del cielo sembra segnato a meno di un miracolo. La bocciatura della Sovrintendenza, per contrasto con codice del paesaggio e piano demaniale marittimo è arrivata ieri: il ponte, c’è scritto, impalla la Nave di Cascella, monumento classificato di pregio, e impedisce la visuale del mare in uno dei pochi tratti liberi di riviera. Replicare, tecnicamente, si può, ma spuntarla appare difficile. Tenteranno il miracolo Regione e Comune nei dieci giorni interlocutori concessi dal preavviso di diniego che pare già piuttosto netto: «L’opera è incompatibile con i valori paesaggistici del luogo».
I RILIEVI La Sovrintendenza accoglie in pieno le motivazioni portate avanti da subito dal Movimento 5 Stelle e dal centrodestra, che avevano criticato il Ponte del cielo per l’incompatibilità con il piano demaniale marittimo e il vincolo culturale legato alla Nave di Cascella simbolo del legame, si legge inoltre, «con l’altra sponda dell’Adriatico. L’area antistante la Nave - scrive la Sovrintendenza - resta uno dei pochissimi spazi dell’arenile ancora libero da costruzioni o altre forme di barriere antropiche» e il fatto che «la passeggiata pedonale» andrebbe a sorgere «a ridosso del bagnasciuga» in un’area sottoposta a tutela ambientale rappresenterebbe una violazione venendo l’arenile ingombrato dai pali d’acciaio necessari a sorreggere la struttura. «Al di là di qualunque valutazione sul valore intrinseco dell’opera - si legge poi - il Ponte del cielo costituisce una barriera antropica alla libera fruizione, visiva e pedonale, di quell’ambito che lo stesso Pietro Cascella voleva esaltare attraverso la sua opera» tanto da far rimuovere la balaustra esistente e chiedere esplicitamente che nulla avesse mai ostacolato la spazialità della vista sul mare.
LE CONTROMOSSE «Rispettiamo il parere, ma non ne condividiamo le motivazioni - replica il vicesindaco Enzo Del Vecchio-. L’opera non è né un ostacolo alla vista del mare visto che è già in mezzo al mare, né un elemento contrario alla valorizzazione del luogo». Ostacolo alla vista che, anche se ci fosse, aggiunge il sindaco Marco Alessandrini «sarebbe opinabile visto che già negli anni ’30 vi era un pontile», però rimosso definitivamente con la costruzione della Nave. «Capisco che si tratti di un giudizio soggettivo - aggiunge Del Vecchio - quello che però ci stupisce è la controtendenza di tali osservazioni rispetto a quelle fatte nel 2010 quando fu dato parere positivo allo Stadio del Mare che, tra altezza e cemento armato, era sì un’opera impattante. In questo preavviso di diniego non si danno suggerimenti. È un arrocco: confidiamo di poter convincere la Sovrintendenza anche perché un no definitivo significherebbe per tutti, pubblico e privati, l’impossibilità anche solo di piantare una palina». Non sarà facile convincere l’ente di quel «valore aggiunto per la comunità» di cui parla Alessandrini. Rigetto significherebbe insomma inabissamento del Ponte del cielo: con un finanziamento da stanziare entro il 31 dicembre sarebbe inutile anche un ipotetico e troppo lungo ricorso.