La riforma è di appena un anno fa. E già ci ripensano. Stretto, troppo stretto il cappotto confezionato a ferragosto del 2014, lo spoil system è una bellissima cosa ma poi ad accontentarli tutti ce ne vuole. E così la Regione, con una funambolica interpretazione, ci mette una pezza. E se ora sei direttori regionali sono pochi, ecco che una direzione viene spaccata a metà, così invece di uno se ne possono fare due. E magicamente diventano sette.
Toccherà a Giancarlo Zappacosta, direttore dei Trasporti, mobilità, turismo e cultura, perdere un pezzo. Lui acconsente di buon grado, ma l’operazione nasconde un sottinteso. Luciano D’Alfonso ha chiesto ieri alla conferenza dei direttori che i Trasporti e la Mobilità vengano affidati a un altro direttore, perché è un settore troppo importante per gravare sulle spalle di un direttore che già gestisce il Turismo e la Cultura. In realtà l’operazione potrebbe nascondere l’idea di rimettere i Trasporti proprio nelle mani di Carla Mannetti, ex dirigente assunta in quota centrodestra e poi alla scadenza del contratto passata per due mesi nella segreteria del presidente, E lui, Zappacosta, insieme ad altri dirigenti, per mesi aveva fatto muro contro di lei, rispondendo picche al pressing del presidente per farla tornare a lavorare in quel settore. Niente da fare. Ed ecco che improvvisamente spunta la soluzione.
E come si fa, se la legge numero 5 del 2014 aveva stabilito che il numero dei direttori fosse pari a quello degli assessori? Che razza di spoil system è questo qua? Semplice: D’Alfonso considera che in giunta ci sono sì sei assessori ma che c’è anche un sottosegretario con delega, quindi i direttori possono tranquillamente, sostiene lui, aumentare di un’unità. Tutto ciò accade a distanza di un solo anno: era novembre del 2014 quando la Mannetti decadde da direttore perchè la delega ai Trasporti venne accorpata nelle mani di Zappacosta. Solo un anno fa.
Certo, potrebbe andare anche diversamente, visto che ai Trasporti continuano le ostilità e la Mannetti, per carità, non ce la vogliono proprio. Ma lei continua indefessa a lavorare da volontaria, e D’Alfonso prima o poi dovrà sistemarla. E poi sta molto a cuore anche all’ex sottosegretario Camillo D’Alessandro. Quale migliore (o peggiore) occasione.
Della serie: alla faccia dei tagli (e dei risparmi).